Nel 1833 il drammaturgo inglese Edgar Allan Poe vince 50 dollari grazie al suo ultimo racconto, "Manoscritto trovato in una bottiglia". Nel racconto si narra del diario di bordo scritto da un capitano, poi messo in una bottiglia di vetro e lasciato alle acque, unico sopravvissuto ad una tempesta, che si ritrova alla deriva, verso la morte. Ieri, nel 2018, un messaggio altrettanto importante, sebbene assai meno poetico, era racchiuso in una bottiglia di plastica, anche questa meno raffinata del vetro di cui si parla nel racconto. Non il proprio lascito, non un manoscritto, ma solo acqua. Nel racconto la bottiglia salvava un messaggio dal liquido incolore, a Bergamo il messaggio era proprio l'acqua. Al minuto 66 di Atalanta-Napoli, un tifoso orobico lancia una bottiglia verso Koulibaly, reo di rappresentare una squadra del Sud, precisamente Napoli, di avere origini africane e di essere passato in vantaggio, in questo preciso ordine.
Purtroppo non è il primo episodio di lancio della bottiglia e, altrettanto tristemente, prevedibilmente non sarà l'ultimo, anzi. E mentre non si vedono segnali positivi per il futuro, in cui l'ascesa degli ideali razzisti e di estrema destra sembrano sempre più probabili, il passato è tutt'altro che roseo, nonché causa di tale comportamenti. Se gran parte dei politicanti e dei siti foraggia gli italiani con il qualunquismo e la xenofobia, la giustizia sportiva, che è quella che più ci interessa esaminare oggi, è a dir poco inefficace. I precedenti sono tantissimi: a marzo 2015 i tifosi della Roma lanciano bottiglie e petardi in campo, ammenda da 30mila euro; nel dicembre 2015 ammenda da 3mila euro al Napoli perché alcuni tifosi hanno lanciato una bottiglia; idem per il Palermo ad agosto 2016 (3mila euro di ammenda), ottobre 2017 alla Casertana (1,5mila euro) ed aprile 2017 all'Inter (10mila euro). Ce ne sarebbero altri, andando con la mente nel passato, come quello di Alemao che, proprio col Napoli, a Bergamo, venne colpito da una monetina che sancì la vittoria degli azzurri e conseguentemente il campionato. Dal 1990 si parla di quell'annata di Serie A, fortunatamente ieri l'episodio non è altrettanto polemico, ma avrebbe potuto esserlo. E se l'oggetto avesse colpito Koulibaly in faccia? E se il senegalese fosse stato costretto ad uscire per un trauma cranico? E se, perché la possibilità c'è, il senegalese fosse uscito, la gara sarebbe continuata e gli orobici avessero segnato da calcio d'angolo?
Proprio queste decisioni dei vari giudici sportivi, che si limitano ad ammende alla società, risultano tutt'altro che efficaci. Le società non dovrebbero essere incaricate dei comportamenti di alcuni dei loro tifosi, che vedono nello stadio e nelle partite di calcio una valvola di sfogo della propria ignoranza e repressione. Un campo da battaglia, non più un campo da calcio, un momento di sfogo animalesco, non di sana competizione agonistica. La decisione del giudice sportivo non è ancora giunta ma, tenendo conto dei precedenti, è pronosticabile una multa che balla tra i 5mila ed i 10mila euro, a carico della società orobica. Una multa che non riteniamo giusta perché la società non ha colpe, alcuni dei tifosi atalantini sì. Perché la FIGC non decide di stendere un regolamento molto più rigido e preciso? Perché non vengono messe delle telecamere sugli spalti, triplicati i controlli ed inasprite le pene ad personam? Com'è possibile che ogni anno diversi lanciatori di bottiglie la facciano franca? L'Atalanta è una delle società che più spende sui giovani italiani, sui vivai, sul futuro. Con 10mila euro si possono fare investimenti importanti: divise, campetti, borse di studio, mense, insegnanti. Gli orobici continueranno a farlo, certamente, ma mai come ora si può dire che l'ignoranza di alcuni, perdonati da una giustizia sportiva inefficace e da una cultura generale tra le più basse in Europa, ha inciso e, chissà, forse precluso il futuro a qualcuno che, guardando il calcio, lo immagina ancora immacolato ed incorrotto.
di Antonio Anacleria - Twitter: @NinoAnacleria