Ecco uno stralcio dell'intervista di CalcioNapoli24 a Fabrizio Miccoli, ex attaccante della Fiorentina:
Quanto deve Fabrizio Miccoli al direttore Pantaleo Corvino? “Diciamo che fu lui a lanciarmi nel calcio che conta, quando avevo sedici anni e giocavo in C col Casarano. Quando la società pensava di acquistare qualche attaccante arrivava lui e diceva: ‘C’è Fabrizio, non comprate nessun’altro!’. Lui mi ha aiutato, ma io ci ho messo del mio. Feci dodici goal in Serie C a soli sedici anni”.
Però non sento quell’affetto che dovresti nutrire nei confronti di un uomo che ha fatto tanto per te. “Ma, diciamo che con Corvino son successe diverse cose ed oggi tra noi non c’è più lo stesso rapporto”.
Cioè? “Un giorno spero di poterglielo chiedere di persona, ma ancora non mi è chiaro cosa accadde quando ero in comproprietà tra Fiorentina e Juventus. Si può dire che quell’anno salvai la Fiorentina quasi da solo, lui era il mio direttore ed ero convinto mi riscattasse, anche perché così mi fu stato promesso. Dopo di che arrivammo alle buste ed io tornai alla Juve. La cosa che mi fa pensare è che non fui l’unico a tornare a Torino, ma con me c’erano anche Chiellini e Maresca che fecero lo stesso percorso”.
Certo ci sei rimasto davvero male. “Sì, perché volevo restare a Firenze a tutti i costi, lo dicevo in ogni intervista per far sì che fosse chiaro a tutti. A Torino c’erano Del Piero e Trezeguet, c’erano delle gerarchie da rispettare, poi io mi ero ambientato a Firenze, volevo restarci e Corvino mi rassicurava sempre, poi il dietrofront silente”.
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