Ne è passato di tempo da quell’11 luglio del 2011. In quella mattinata alla stazione marittima di Napoli molto probabilmente nessuno avrebbe immaginato che la storia d’amore tra Inler e il Napoli sarebbe finita così. Proprio lì infatti il centrocampista svizzero fu presentato in pompa magna con tanto di maschera da leone indosso e la sua maglia numero 88. Maglia che l’ex Udinese non vestirà più quest’anno, visto che la sua cessione al Leicester è davvero ad un passo. Dopo che in queste 4 stagioni il suo rendimento non ha mai entusiasmato né gli allenatori che si sono susseguiti, né il pubblico partenopeo, la sua avventura si conclude con una cessione a circa 4 milioni che nemmeno lontanamente ricorda i 18 pagati dal Napoli per acquistarlo. Tra le cose che ci ricorderemo di lui, ecco le 10 più significative.
1) Trattativa estenuante: oltre i 18 milioni spesi, la trattativa lunghissima con l’Udinese fu oltremodo stancante per i tifosi azzurri che già da prima del suo arrivo videro con insofferenza questo atteggiamento con l’inserimento della Juve nella trattativa.
2) Il prezzo del cartellino: la cifra sparata dai Pozzo per il suo gioiello fece parlare molto all’epoca e anche tutt’ora, quei 18 milioni non sono mai stati ripagati veramente dal rendimento in campo del numero 88
3) Duello con la Juventus: la telenovela con la dirigenza dei bianconeri, stizzì non poco i partenopei. La Juve poi virò su Vidal, già bloccato dal Napoli che non trovò più l’accordo con il giocatore.
4) La presentazione con la maschera: tra ironia e soprannomi che ne vennero fuori, la prima volta in maglia azzurra di Inler non fu molto edificante.
5) I gol in Champions con Villareal e Chelsea: le bombe da fuori area contro gli spagnoli e gli inglesi nella massima competizione europea sono sicuramente il ricordo migliore che Inler ha lasciato nei cuori dei tifosi azzurri.
6) I tiri dalla distanza: 13 gol in totale con il Napoli, quasi tutti trovati con un tiro da fuori che toglie le ragnatele dal sette. Sulle 13 reti, tanti però sono stati i tiri dalla distanza che si sono infranti nelle curve dei vari stadi europei e italiani.
7) La solita finta a rientrare: passaggio, ricezione, e solita finta a rientrare per lui. In difesa, in mediana, sulla trequarti o sulle fasce: una certezza nel suo modo di giocare è sicuramente questa.
8) Scarso filtro a centrocampo: nella linea mediana a 2 non è mai riuscito ad esprimersi, mai si sono visti i livelli di gioco visti in campo ad Udine quando giocava nella linea a 3. Lo scarso filtro a centrocampo, purtroppo, è stata una costante.
9) Le prestazioni altalenanti: gare da 7 alternate ad altre da 5, la sua incostanza è stata un’altra costante
10) La professionalità: turco nel nome ma svizzero nell’anima. La sua professionalità e l’attaccamento alla maglia fino all’ultima gara giocata sono stati d’esempio per molti altri giocatori.
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