Come se avesse firmato un contratto, un quinquennale. Una clausola per tutelare i propri sentimenti, un amore così forte da non poterlo guardare dritto negli occhi. Perché Antonio Di Natale la sua bella Napoli non l'ha mai dimenticata, anche se rifiutata. Soprattutto in quel 2009 galeotto, anno in cui avrebbe potuto comporre la coppia d'oro con Quagliarella all'ombra del Vesuvio, cambiando forse anche le sorti di mister Donadoni sulla panchina partenopea. Altri tempi, altro Napoli. Intanto lo scugnizzo friulano d'adozione ha collezionato il quinto forfait consecutivo a Fuorigrotta, più di una coincidenza. Perché se tre indizi fanno una prova, cinque anni sono una certezza. E ormai è chiaro: trovarlo al San Paolo è raro quanto un Maurizio Sarri in abito da sera sul terreno di gioco.
Un professionista eccezionale, eppure vittima della maledizione di Montezuma una volta all'anno. Tanto che i più maligni sospettano davvero che nero su bianco tra le varie pagine del suo accordo ci sia. Un affaticamento all'adduttore destro, questa volta. Lo scorso anno rimediò un cartellino giallo a tre minuti dalla fine nel match con la Juventus che gli fece saltare la trasferta napoletana, l'anno precedente invece ci pensò sempre un affaticamento muscolare. Nemmeno convocato nelle altre due occasioni. Bestia nera a Udine, agnello sacrificale in Patria. Perché tra le mura amiche ha spesso fatto male gli azzurri, anche fin troppo.
Tanti anni di rumors e indiscrezioni, poi la versione ufficiale dell'atleta lo scorso anno a Canal+: "Sono tifoso del Napoli, ma per un napoletano è sempre difficile giocare nella squadra della propria città. Ho avuto paura di vestire la maglia azzurra, quando le cose vanno male, da napoletano, è ancora più dura ed è sempre più difficile venirne a capo. La verità è che avrei sofferto troppo, per questo ho rifiutato la squadra della mia città". Nel frattempo, a 38 anni, valuta il suo futuro tra il ritiro o un'ultima esperienza in MLS. E forse un piccolo grande rammarico ce l'avrà, nell'atto conclusivo. Perché la maglia azzurra sarebbe stata la ciliegina sulla torta, il coronamento di una carriera fantastica.
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