Eppure, con la maglia del Napoli, Gokhan Inler non ha mai totalmente brillato: prigioniero di due moduli, il 3-4-2-1 di Walter Mazzarri che prediligeva due mediani in grado di sradicare miriadi di palloni dai piedi avversari (dote non certo tra le principali di Inler), ed il 4-2-3-1 di Rafa Benitez che necessitava di due centrocampisti dai polmoni d'acciaio e rapidi di gambe (anche questa dote non certo tra le principali di Inler).
Il 'turco-napoletano', come si autodefinì, è rimasto più o meno vittima della stessa 'sindrome' che ha colpito anche Miguel Britos. Calciatori 'schiavi' dei costi d'acquisto: fossero stati pagati la metà, non avrebbero 'deluso' così tanto. Invece no, uno pagato tra i 16 ed i 18 milioni e l'altro tra gli 8 ed i 9. Impossibile per la piazza napoletana, amorevole quanto esigente, avere pazienza quando il rendimento di questi due giocatori non è stato all'altezza.
Quattro anni pieni, 166 presenze e 13 gol tra cui un paio di siluri da Champions tra Villarreal e Chelsea. Buoni ricordi e prestazioni rivedibili, tra conclusioni da fuori area e chiusure mai effettuate sugli inserimenti e le percussioni avversarie. Dell'avventura di Gokhan Inler al Napoli restano diversi rimpianti, tra cui quello di non averlo mai potuto vedere in un centrocampo a tre che forse avrebbe potuto farlo rendere meglio. Ma vabbè, bisogna cercare sempre di prendere il meglio dal peggio: quei sette milioni, più due di bonus, che il Napoli dovrebbe ottenere dal Leicester per un calciatore in scadenza di contratto sono oro puro: l'ultimo regalo di Gokhan ad una città, e ad una squadra, a cui ha voluto bene ed è stato ricambiato.
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