di Claudio Russo – twitter:@claudioruss
Paul-Josè M'Poku è un nome che gira attorno al Napoli da 6-7 mesi. Vi rivelammo in esclusiva l'interesse della società azzurra per il calciatore, già nel mese di maggio. Il reparto scouting azzurro lo ha seguito per diverso tempo, eppure la trattativa non si è mai concretizzata. Perchè? C'è chi dice per motivi caratteriali del calciatore, chi per motivi di modulo, di certo non per via della proprietà del cartellino da parte di un fondo d'investimento qatariota. La realtà è ben diversa.
A differenza di Maxime Lestienne, centrocampista del Genoa ed ex-Club Brugge, 'Polo' M'Poku non è di proprietà di un fondo d'investimento arabo bensì ancora dello Standard Liegi, con il contratto in scadenza nel prossimo giugno del 2015. Un'occasione a parametro zero, se non dovesse partire già nelle prossime settimane (in Belgio si parla molto dello Schalke 04, ad esempio, col quale ci sarebbe una sorta di pre-contratto). Ma cosa è successo, in effetti, tra M'Poku ed il Qatar?
La storia la raccontano i colleghi belgi di SportMagazine: partiamo dal presupposto che il calciatore ha una clausola rescissoria nel proprio contratto da circa 3.8 milioni di euro. Una inezia, insomma. Eppure il fondo di investimento qatariota offre 8 milioni di dollari per acquistarlo, più della clausola rescissoria che permette di saltare il dialogo con la società ed andare direttamente dal calciatore.
A spiegare il fatto è Didier Frenay, l'agente della StarFactory che più da vicino segue M'Poku: "Perchè comprare il giocatore ad un prezzo più alto della clausola rescissoria? Per la prima volta mi sono ritrovato in una negoziazione senza dover negoziare - spiega Frenay a SportMagazine - Gli intermediari qatarioti mi dissero cosa chiedere per il giocatore e cosa per noi, come commissioni. Non avevo mai visto niente del genere eppure qualche giorno più tardi, dopo aver ricevuto già una proposta di contratto, le cifre delle nostre commissioni sono state rivedute al ribasso. I qatarioti volevano il 50% della somma".
Allo stesso tempo Dudu Dahan, un agente vicino a Roland Duchâtelet (presidente dello Standard Liegi, del Charlton Athletic in Inghilterra, del Carl Zeiss Jena in Germania e dell'Alcorcon in Spagna) ha provato ad inserirsi nell'affare, contattando M'Poku e i rappresentati qatarioti dicendo di rappresentare lo Standard Liegi. Le ombre si allargano non solo sul progetto finanziario, ma anche su quello sportivo. Prima di firmare, infatti, M'Poku voleva avere la garanzia di essere prestato altrove e non certo di giocare in Qatar. Eppure Marco Abdallah, l'intermediario qatariota, aveva già iniziato una trattativa per lasciarlo in prestito allo Standard Liegi, proposta che è stata poi rifiutata dal calciatore.
Giustamente il ragionamento di M'Poku fila: trasferirsi e poi rimanere in prestito allo stesso Standard Liegi non aveva molto senso, tanto valeva non negoziare l'intero affare se si fosse trattato di rimanere nella stessa squadra. Come raccontano i colleghi belgi, però, per lo Standard Liegi il progetto si basava su definiti vantaggi economici: accettando l'offerta qatariota, il club avrebbe ottenuto soldi ed avrebbe in più tenuto il calciatore, facendo sì che il suo ingaggio fosse interamente sostenuto dal fondo qatariota. Niente da fare, però. M'Poku ha rifiutato e l'affare non è andato in porto, lasciando il calciatore in scadenza di contratto, con una clausola rescissoria ed un addio già scritto allo Standard, che sia a gennaio oppure a giugno. Che sia verso il Napoli, lo Schalke 04 oppure un'altra squadra. Una storia che, tuttavia, getta altre ombre sui fondi d'investimento.
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