Il giorno dopo la morte di Pino Daniele, ti svegli e ancora non ci credi. Non puoi crederci. Forse non si è neanche dormito. Le sue canzoni hanno suonato tutta la notte. E suonano ancora e per sempre suoneranno. La mente corre veloci ai primi anni ’80. Girava il vinile con la sua voce . La sua voce era la nostra voce. Era la poesia, la rabbia e il dolore di un popolo. In tanti sono cresciuti con lui. Hanno cantato le sue canzoni. Pino è stato tutto, anche l’illusione di una nuova rivoluzione napoletana insieme ai film di Massimo e alle serpentine di Maradona. Per anni, è stato anche lo scudetto che non si riusciva a vincere.
Il giorno dopo la morte di Pino Daniele, siamo lazzari tristi e ancora più incazzati di allora. Senza sogni e senza rivoluzioni Devastati dal dolore, imbruttiti dal quotidiano, raggirati dal politico di turno. Spremuti dall’approfittatore del nostro amore. Non abbiamo più lacrime, non abbiamo più voce. Non c’è più rabbia. Non abbiamo più niente. Non siamo niente. “Simm addivntat’ cos’ e nient’” come scrisse il Grande Maestro.
Il giorno dopo la morte di Pino Daniele. I suoi funerali a Roma non mettono e non tolgono. Perché la sua storia è imprescindibilmente legata a Napoli. Alla sua, alla nostra terra. Non fosse nato e cresciuto a Napoli, non sarebbe mai stato Pino Daniele.
Il giorno dopo la morte di Pino Daniele è il giorno del dolore. E’ il giorno di Donna Cuncetta e di Fortunato. E’ il giorno di un popolo che versa lacrime per il suo uomo in blues. E’ il giorno di chi ten’ o’ mare nun tene niente. Di Yes I Know my way anche se oggi ognuno ha smarrito la propria. Oggi è il giorno dell’appocundria. Tutti più tristi e più soli. Certamente più poveri.
Stefano Napolitano