3-4-2-1-4-2-4-3-3. No, non siamo impazziti e non stiamo dando i numeri. Anche perchè nel 2024 i moduli lasciano il tempo che trovano, sono buoni effettivamente per segnare i tabelloni ed organizzare i campetti per gli schemi.
Antonio Conte, nella sua carriera, ha variato un bel po’ la tattica delle sue squadre. Il 4-2-4, il 3-5-2, il 3-4-3, in questo avvio di stagione con il Napoli il 3-4-2-1 ed il 4-3-3 che diventa 4-2-4 grazie all’avvento di un giocatore con le doti di Scott McTominay.
Lo scozzese, nella carriera di Antonio Conte, effettivamente rappresenta un unicum per quanto riguarda la posizione di uno dei due attaccanti del 4-2-4: il discorso è molto semplice, perchè da Arezzo in poi quando Conte ha adottato il 4-2-4 lo ha fatto affidandosi a due ali offensive e due attaccanti propriamente detti.
All’Arezzo 2007, ad esempio, aveva due punte come Volpato e Floro Flores con Croce e Bondi all ati; al Bari 2008 aveva Lanzafame e Rivas ai lati di Caputo e Barreto; all’Atalanta 2009 due prime punte come Acquafresca e Tiribocchi con Ceravolo e Padoin più larghi. Poi il Siena 2011, con Brienza e Reginaldo a completare il quartetto con i centrali Calaiò e Larrondo. E gli inizi della sua Juventus, prima di passare alla retroguardia a tre per trovare spazio a Vidal-Pirlo-Marchisio: Krasic e Pepe con Del Piero e Vucinic in avanti. Anche in Nazionale, esempio col Belgio nel 2015: Candreva ed El Shaarawy con Pellè-Eder in avanti.
In un Napoli volatile nelle posizioni dei calciatori si passa dalle linee difensive a 3 a quelle a 5 grazie al sacrificio di Politano, così come in proiezione offensiva si passa dal centrocampo a 3 al McTominay di turno che si sgancia in avanti e va ad affiancarsi al Lukaku di turno pronto a servirlo nello spazio. Come se fosse un 4-2-4, ma in fondo parlare di numeri nel mondo del calcio è un po’ una bugia, come raccontava Rafa Benitez dieci anni, così attuale.