di Pasquale Cacciola - twitter: @PE_Bahia
La doppia prima volta non si scorda mai. Riecco Gabriel Vasconcelos Ferreira, esattamente 60 giorni dopo. Da Nizza a Varsavia. Dalle preoccupazioni di una piazza nel pieno di una crisi isterica, all'esaltazione collettiva per il settimo risultato utile consecutivo con 14 goal realizzati e appena uno subito. E così è arrivato di nuovo il suo momento, questa volta davvero speciale: esordio ufficiale con la maglia del Napoli e prima assoluta in campo internazionale. Il tutto suggellato da un prezioso successo che potrebbe spianargli ancor di più le porte dell'Europa League.
Una staffetta attesa ma non troppo, perché in fondo quella di ieri era la trasferta del girone più insidiosa dal punto di vista ambientale. Un clima bollente che avrebbe potuto incidere su un ragazzo timido, reduce dalla cadetteria e da tempo lontano dal campo. E con una difesa già senza vari punti di riferimento, non tutti avrebbero spedito addirittura in tribuna il leader del reparto alla sola seconda giornata del torneo. Ma il fato ha aiutato il coraggio di Maurizio Sarri, con un Legia mai pericoloso e che ha permesso al brasiliano di assaporare il grande calcio senza troppe preoccupazioni.
Appena qualche pallone tiro centrale, nulla di più. Nonostante tutto, una circostanza di certo non è passata inosservata: ossia quell'uscita avventata a vuoto al 70esimo dove ha rischiato di regalare clamorosamente il pareggio agli avversari. Un errore che sarebbe costato tantissimo, troppo a questi livelli. Un suo vecchio vizietto, in realtà. O tallone d'Achille per meglio dire. Perché l'atleta di Minas Gerais è recidivo. Dalle giovanili del Cruzeiro alla nazionale minore passando per il Milan: le uscite sono sempre stato il suo neo che negli anni non è mai riuscito a perfezionare totalmente. Lucido e reattivo quando deve muoversi tra i pali, meno quando scendono parabole dall'alto. Uno storico difetto che è venuta l'ora di cancellare. E con la scuola Pepe Reina tutto è possibile.
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