Nel corso del posticipo della 18esima giornata di serie A tra Napoli e Torino terminata 2-1 per gli azzurri è stato esposto uno striscione in Curva B che recitava: "Lager fenestrelle... Napoli capitale, continua ad odiare". Il portale NeoBorbonici.it spiega il significato
"FENESTRELLE: NAPOLI CAPITALE RICORDA ANCORA". LA STORIA SULLO STADIO. LA STORIA CHE CAMBIA. Napoli-Torino non era una partita semplice (2 a 1 meritato del Napoli con gol-capolavoro di Insigne) e non era una semplice partita di calcio. Dopo l'appello del cantautore Povia a portare sullo stadio le bandiere delle Due Sicilie (oltre un milione e mezzo di visualizzazioni per il suo breve ma efficacissimo video) seguito ai sequesti di alcune bandiere nelle partite precedenti, per tanti era un vero e proprio test. Un centinaio le bandiere diffuse nei diversi settori ed in particolare in Curva B e centinaia di persone a chiederci informazioni (e bandiere) tutte consapevoli del video di Povia a dimostrazione, da un lato, del successo di quel messaggio sincero e carico di orgoglio e dall'altro della necessità di una organizzazione diversa e anche di continuare il nostro lungo, faticoso ma esaltante lavoro di divulgazione di storia&orgoglio iniziato oltre 20 anni fa. A questo proposito, però, la vittoria più importante è in quello striscione apparso (anche in tv) proprio nella Curva B: "LAGER DI FENESTRELLE. LA CAPITALE CONTINUA AD ODIARE". Ancora più importante perché quello striscione è stato scritto ed esposto da alcuni ragazzi della B (che non conosciamo e ai quali vanno i nostri complimenti per uno striscione “storico” in tutti i sensi) e non dai cari vecchi amici "identitari" della curva, non dai neoborbonici o dal sottoscritto (che sul tema ha fatto e fa ancora ricerche, ci ha scritto un libro e ha sfidato e sfida in pubblici confronti chi continua a negare la tragedia di quei soldati meridionali massacrati e dimenticati in Piemonte e altrove). Quello striscione non è stato esposto neanche da Fiore Marro o dai Comitati delle Due Sicilie che a Fenestrelle ci andarono e ci vanno anche con lapidi che qualcun altro ha pensato bene di frantumare. Sia io che Fiore eravamo, tra l'altro, a pochi metri da quello striscione l'altra sera assieme a tanti altri amici identitari e neanche ci eravamo accorti di quel testo che sintetizza decine di libri e di ricerche con una voglia di verità storica, di orgoglio e di riscatto che al Sud mancava più o meno da un secolo e mezzo. Quando la storia passa dai libri e arriva nelle scuole, per le strade o addirittura negli stadi, vuol dire che sta cambiando la storia. Andiamo avanti.
Gennaro De Crescenzo
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