Cosa succede nel secondo tempo al Napoli? La domanda del giorno è senza dubbio questa. Il primo a rispondere è stato Cristian Stellini ieri sera, nel post-partita a DAZN:
"Nel secondo tempo ci è mancato qualcosa. Abbiamo badato più a difenderci che a giocare e quando perdi quel ritmo contro una squadra forte come il Bologna e in uno stadio come questo, non siamo riusciti più a giocare. Noi siamo una squadra da alti ritmi, se ci viene a mancare non siamo più capaci di fare la gara del primo tempo: dobbiamo crescere in mentalità e voglia di giocare sempre la palla", l'analisi del vice di Conte. Che in conferenza ha aggiunto:
"Calo nel secondo tempo è dovuto a condizione, mentalità o qualità dei giocatori? Non c'è una sola ragione, dobbiamo considerare più aspetti... Il punto è positivo ma dobbiamo crescere in mentalità, dobbiamo andare oltre la possibilità di portare a casa il risultato perchè sei in vantaggio. Dobbiamo continuare a giocare come nel primo tempo, la nostra caratteristica principale è il gioco: speculare e difenderci per portare a casa il risultato non è nelle nostre qualità, dobbiamo crescere per giocare un secondo tempo come il primo".
Insomma, stando alle parole del vice-allenatore della SSC Napoli non sembrerebbe essere una strategia ricercata da Conte, del tipo: ora siamo in vantaggio, speculiamo e portiamo a casa il massimo possibile. No.
Eppure, stando alla sistematica tendenza degli azzurri nel soffrire nei secondi tempi da febbraio ad oggi, sembrerebbe proprio così. Con la tendenza a fare poche sostituzioni (sicuramente ha inciso il mercato di gennaio, senza rinforzi all'altezza dei titolari e con un Kvaratskhelia in meno, e scusate se è poco). E col dover far fronte a tanti infortuni e recuperi accelerati (vedi Neres-Anguissa al rientro 'forzato' col Milan, vedi Olivera subito in campo con l'Inter dopo la sosta al rientro dal Sudamerica).
E poi c'è l'inequivocabile atteggiamento della squadra, col baricentro che si abbassa nella ripresa rispetto al primo tempo, con Napoli-Inter come unica eccezione, che dà ovviamente fiducia agli avversari, che nei secondi tempi alzano il proprio baricentro e schiacciano gli azzurri (rendendo, tra l'altro, meno efficace Lukaku):
Ma andiamo a vedere gara per gara cos'è successo e quanto ha inciso, ai punti, il calo sistematico nel secondo tempo del Napoli di Conte post-mercato di gennaio. Dalla gara del 2 febbraio di Roma, a poche ore dalla conclusione del mercato invernale:
Il Napoli ha quindi, nei secondi tempi, perso 2 punti contro la Roma, perso 1 punto a Como, perso 2 punti a Bologna. Cinque punti lasciati per strada. E poi chiaramente si può riflettere anche sul pari di Dia nel finale a Roma con la Lazio (altri 2 punti persi a fine secondo tempo da situazione di vantaggio), sulle riprese senza gol contro Udinese e Venezia e sui grossissimi rischi corsi nei finali delle vittorie (le uniche) contro Fiorentina e Milan. Mentre i punti ottenuti grazie ai secondi tempi? Solo 1 punto, contro l'Inter.
L'ultimo grande primo tempo risale a gennaio, con la rimonta della ripresa in Napoli-Juventus 2-1 grazie alle reti di Anguissa e Lukaku. Il dato è inequivocabile e servirà a Conte per dare una scossa ai suoi: nelle ultime 7 finali non si potrà regalare nemmeno 10' agli avversari, chiunque essi siano. E l'abbassarsi a difesa del risultato... Non è che abbia pagato più di tanto, come strategia.
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