Il giornalista Paolo Ziliani su X scrive sul Napoli al primo posto dopo la sesta giornata di campionato:
"Avviso ai naviganti: il tranello di cui parlava Conte era un tranello, questo Napoli ha tutto per tornare subito a vincere lo scudetto Buongiorno al posto di Kim, McTominay per Zielinski, Lukaku per Osimhen e Neres per Lozano: quattro trapianti riusciti, i "vecchi" campioni ci sono ancora, il copione è quello di allora, 4-3-3 puro. Senza le fatiche degli impegni di coppa e con una rosa qualitativa e numericamente persino troppo ricca, non chiederselo sarebbe sbagliato: tricolore in vista? Ricordate quando Antonio Conte, alla vigilia del via del campionato, disse la famosa frase gela-entusiasmi: “Qui c’è il tranello grosso di due anni fa, che confonde le idee e butta fumo negli occhi alla gente”? Il “tranello grosso” era, secondo Conte, lo scudetto che il Napoli (di Spalletti) aveva vinto, a dire il vero in modo non casuale nè fortuito nè rocambolesco, ma dall’alto di una superiorità di gioco che era parsa disarmante; un successo che secondo la narrazione di Conte aveva “buttato fumo negli occhi della gente” e “confuso le idee” a tutti. Il messaggio che il nuovo allenatore intendeva far passare era chiaro: tra il Napoli che due anni fa vinse lo scudetto e il Napoli che un anno fa arrivò decimo uscendo da tutte le coppe, l’anomalia era lo scudetto, la normalità era il 10° posto. Messaggio forte. Da candidato numero uno, e lo scrissi, al titolo di “Piagnone d’Oro” 2024. Ma Antonio Conte è fatto così e se qualcuno ancora gli crede (in particolare i suoi avversari) è destinato a pagarne le conseguenze.
Come già sta accadendo. Sono passati 40 giorni, infatti, dal discorso della corona (spuntata) di Re Antonio e la classifica, cioè la realtà dei fatti, dice che il Napoli dopo 6 giornate è primo in classifica a quota 13 con un punto di vantaggio sulla Juventus, 2 su Milan e Inter, 3 sulla Lazio, 4 sulla Roma e 6 sull’Atalanta. Una realtà che certifica ben’altra cosa: e cioè che il “tranello grosso” di cui Conte parlava non era lo scudetto di due anni fa, ma il flop del campionato scorso, e cioè il 10° posto conseguito da una squadra passata nelle mani di ben tre allenatori, Garcia, Mazzarri a Calzona. Il “tranello grosso” era quello: e se qualcuno aveva creduto alle parole di Conte, era caduto (è caduto) in un tranello ancora più grosso. Per dirla con mister Antonio: agghiacciante. Che il nuovo allenatore del Napoli stesso bluffando era d’altronde evidente. Aveva ancora tra le mani, a ben guardare, sette/otto undicesimi della perfetta macchina da guerra del Napoli di Spalletti: e il problema era uno solo, provare a ricomporre il puzzle sostituendo al meglio le 3-4 caselle che erano venute a mancare. Kim, Zielinski, Osimhen e se vogliamo Lozano, che nell’anno del titolo era stato titolare a metà (con Politano). Gli allenatori del dopo Spalletti, che avevano perso solo Kim e Lozano, si erano incartati. De Laurentiis aveva forse esagerato in tirchieria (Natan, per dire, non poteva certo far dimenticare Kim), Zielinski era rimasto con la testa un po’ sulle nuvole, Kvara e Osimhen mugugnavano pensando ai loro ingaggi non soddisfacenti e tutto era andato subito a carte quarantotto. Poi è arrivato Conte: che si è ritrovato tra le mani Meret; poi Di Lorenzo, Rrahmani e Olivera; poi Lobotka e Anguissa; poi Kvaratskhelia e Politano.
Come detto, i sette/otto undicesimi del Napoli campione d’Italia 2022-23. Conte è un allenatore che quando si tratta di farsi acquistare giocatori di livello non è secondo a nessuno; e avendo trovato un De Laurentiis perfettamente consapevole degli errori compiuti nell’estate del dopo-scudetto, non gli è stato difficile convincere il presidente a tentare un’operazione di chirurgia plastica in grado di ridare al volto del Napoli i vecchi connotati. Bastava spendere, dopotutto: e così sono arrivati Buongiorno a prendere il posto di Kim, McTominay a tappare il buco di Zielinski, Lukaku a sostituire Osimhen e Neres ad occupare la casella lasciata vuota da Lozano. Quattro trapianti riusciti, quattro sostituzioni di altissimo livello. In particolare McTominay ha portato il fuoco che l’ultimo Zielinski non accendeva più; e in quanto a Neres, per come si è presentato più che un Lozano sembra un piccolo Kvara vedendo le cose determinanti che nei pochi minuti in cui Conte l’ha mandato in campo è riuscito a compiere (persino ieri in pochi minuti è andato vicinissimo a un gol che avrebbe fatto venir giù l’intero Maradona). E insomma, è così che in 40 giorni Antonio Conte è riuscito ad architettare, ad allestire e a far scattare in grande stile il suo tranello. Che è quello di un Napoli che ripropone oggi lo stesso, identico modulo dello scudetto (4-3-3), senza difficoltà d’interpretazione essendo ancora presenti in campo sette/otto protagonisti del grande trionfo spallettiano e con i tre/quattro nuovi innesti che valgono tanto quanto (se non di più) i vecchi e grandi interpreti. In particolare, come detto, McTominay e Neres che appaiono un upgrade rispetto a Zielinski (all’ultimo Zielinski) e a Lozano. Neres, addirittura, sembra destinato a diventare il primo della lista degli attaccanti dopo Kvara e Lukaku: sembra di un’altra categoria rispetto ai pur ottimi Politano (partito come meglio non avrebbe potuto), Raspadori e Simeone.
E insomma, dopo 6 giornate di campionato, 40 giorni di partite, la notizia è che il tranello che nessuno immaginava è in atto: Conte ha in mano una squadra da scudetto e non ho dubbi, come scrissi dopo Cagliari-Napoli 0-4, che il suo Napoli (che non ha impegni infrasettimanali di coppa) si piazzerà a fine campionato o primo rivincendo il titolo o secondo se l’Inter riuscirà a tornare con i piedi in terra (ad oggi qualche dubbio appare lecito). E qui lo dico e non lo nego: se nelle prossime tre partite, Napoli-Como, Empoli-Napoli e Napoli-Lecce, gli azzurri riuscissero nell’impresa (non impossibile) di portare a casa 9 punti, provare a mettere il Napoli nel mirino da parte dei suoi inseguitori non sarà impresa facile. Avviso ai naviganti: attenzione, una corazzata si staglia all’orizzonte nel mare in tempesta. E’ il Napoli. E batte bandiera tricolore".