Su Facebook, il giornalista di Canale 21, Umberto Chiariello, ha commentato su Facebook la polemica sul rincaro del prezzo dei biglietti per l'esordio in campionato al San Paolo contro il Milan: "Il prezzo a 40€ deciso da De Laurentiis per le curve di Napoli-Milan è eccessivo, non vi è dubbio. Ed ha fatto infuriare la tifoseria già fortemente segnata dalla dipartita del De Cuius cui aveva affidato i sogni di gloria. Questa decisione mostra mancanza di sensibilità verso la città e le sue condizioni economiche e verso la tifoseria più calda e popolare. D'altronde, se lui fa impresa di spettacolo e se lo spettacolo è caro, si lascia il teatro vuoto. Così impara. Ma nel calcio non funziona così.
Probabilmente De Laurentiis ha ragionato così: voi non vi abbonate, mi contestate (contestazione che probabilmente proviene da frange notoriamente in curva) ed ora pagate se volete godervi lo spettacolo. Sembra più un muro contro muro che non fa bene a nessuno. Vergognosi gli striscioni di minaccia. Vergognosa la politica dei prezzi praticata. Così perdono tutti. Soprattutto le famiglie di brava gente che vuol vedere il Napoli e non può permettermelo. Le curve hanno anche una funzione sociale che il presidente senza anima non comprende, mostrando tutti i suoi limiti di rapporto con la sua clientela, come lui la considera, prima che tifoseria.
Che la si guardi in freddi termini di marketing o di passione popolare è un errore clamoroso che De Laurentiis fa: che sia un rispondere colpo su colpo o semplicemente un tentativo di lucrare sfruttando le partite di cartello (così come mettere insulse amichevoli a 10€ in pay-per-view quando altri vedono le loro squadre senza pagare alcun dovrà prezzo al pacchetto di abbonamento che pagano, giocare per di più anche con squadre più prestigiose) è una mancanza di sensibilità sociale che un po' di soldi in più in cassa non giustifica minimamente. E una politica di corto respiro che un imprenditore illuminato non dovrebbe mai fare.
Come ho sempre detto, di fronte all'uomo d'impresa mi tolgo il cappello e ne condivido per sommi capi le linee-guida gestionali, tranne la miopia (voluta?) sul mancato investimento nel settore giovanile più volte promesso. Di fronte all'uomo di comunicazione che deve saper vendere emozioni e sintonizzarsi con i suoi clienti-tifosi resto come sempre perplesso se non amareggiato ed a volte - come adesso - sdegnato".