Notizie - Pierluigi Pardo lascia Tiki Taka! Il noto cronista e voce della Serie A su Dazn e della Champions League in chiaro su Mediaset, non sarà più il volto e il conduttore della trasmissione Tiki Taka. A svelare e confermare tutto è stato lo stesso Pardo durante un'intervista del Corriere della Sera, al suo posto pronto a subentrare Piero Chiambretti.
«La telecronaca è la mia passione viscerale, ti dà l illusione di essere in campo, di essere un protagonista della partita. In qualche modo lo sei anche: sugli episodi dubbi i tifosi ti attaccano quasi quanto l’arbitro. La telecronaca è il fanciullino che è in me, il ticchettare del mio buonumore, per dirla alla Guccini», le parole di Pardo.
«Tiki era un esperimento nato 7 anni fa da un buco di palinsesto – spiega Pardo -, si parlava di calcio ma con leggerezza, in maniera diretta e informale, perché se siamo formali nel calcio è finita. Il programma era sopra la media di rete con uno share tra l’ 8 il 9% ma dopo tanti anni ho sentito il bisogno di nuovi stimoli».
«Era un programma trasversale aperto a tutti: calciatori, artisti, politici, personaggi anche di altre tv. Sono passati tutti, da Vespa a Floris, da Fiorello a Jovanotti, da Renzi a Salvini, da Bocelli a Burioni».
«Chiambretti? L’ho sentito spesso nei giorni del virus per fargli arrivare il mio affetto – conferma il giornalista – e lui mi ha chiamato quando ha avuto la proposta per Tiki Taka. Se davvero ci sarà Chiambretti penso di lasciarlo in buone mani e a un amico».
Tuttavia, all’interno del suo contratto è presente anche una deroga per condurre, a Mediaset o su altri canali, un programma non sportivo. «Eviterei il talk politico, penso a una formula più legata a interviste, personaggi, contaminazione tra sport e spettacolo, cultura e politica. Vediamo, se non trovo l’idea giusta posso stare fermo un giro, ho già una settimana molto intensa».
Per Pardo la qualità del telecronista «è una questione estetica, musicale: ritmo e voce sono decisive. Stadi vuoti? È un po’ come per i cantanti la differenza tra live e studio. Il pubblico manca: i fondini virtuali sono orribili». Il giornalista sportivo non dice per chi tifa nemmeno sotto tortura? «Il mio mito è Tony Adams e l’Arsenal di quegli anni»