Non sono i muscoli e non le ossa. O almeno, questo lascia filtrare fra mille comprensibili reticenze l'Atalanta. A fermare Josip Ilicic, giocatore simbolo della squadra di Gasperini, potrebbe essere un dolore più profondo, che non passa con le infiltrazioni e con la fisioterapia. Il 32enne sloveno è tornato a casa, nella sua campagna. A curarlo sono i familiari, che lo conoscono davvero, da prima che il calcio portasse soldi e fama. "È un ragazzo forte ma anche fragile, come i tronchi degli alberi antichi", dicono di lui i compagni con cui ha condiviso lo spogliatoio a Firenze, fra il 2013 e il 2017. A Zingonia non sono bastati i gol, le vittorie e la fiducia del club nerazzurro a evitare che qualcosa si rompesse.
Josip Ilicic ha sofferto i mesi di lockdown a Bergamo, con la conta quotidiana dei morti, le immagini delle bare trasportate dai camion militari, la paura di fare anche le cose più semplici e la metamorfosi del contatto umano: da fonte di conforto a pericolo di contagio. Se la sua sia depressione lo possono dire solo i medici, perché di malattia si tratta e non di un semplice stato d'animo. L'Atalanta, che gli deve moltissimo, ha fatto tutto quel che poteva. I suoi compagni, la società e lo stesso Gasperini si sono spinti fino ai propri limiti in una missione troppo grande anche per loro. L'allenatore gli ha dato fiducia sempre, fino a schierarlo contro la Juve nonostante le partite spente che aveva giocato con Lazio, Udinese, Cagliari e Sampdoria. Non è bastato. La scintilla non ha riacceso il fuoco.
Il rischio è Ilicic non prenderà parte all'impresa più grande della storia atalantina: le fasi finali di Champions. La società lo aspetta rispettosa, come tutta la città. E non consola il fatto che anche la prima avversaria, il Psg, dovrà fare a meno di Mbappé. Il Gasp, alla prospettiva di dover fare a meno del suo campione, non si nasconde: "Per noi giocare senza Ilicic è come per la Juve fare a meno di Dybala, o per l'Inter giocare senza Lukaku". Lukaku questa sera sarà a disposizione di Conte, e non è una cosa da poco. A Bergamo ci si gioca il secondo posto in campionato, meta mai raggiunta dalla Dea. Nella scalata, finora, Ilicic non è mai stato capocordata, non è nel suo carattere. Ma è stato l'alpinista più forte.