Il sapore della vittoria ai danni della Juventus non va via facilmente. La consapevolezza di vivere la passione per la propria squadra giorno per giorno, senza focalizzarsi su obiettivi troppo importanti, permette alla tifoseria di godersela di più. Sarri, intanto, esce fuori dalla palude iniziale. L'allenatore sta imparando in fretta le insidie della piazza calda e da vertice. Anche al microfono è più attento, ma senza perdere la schiettezza di chi viene dalla gavetta. Il suo Napoli inizia a vedersi. Difesa ordinata, centrocampo aggressivo e intelligente, attacco pronto a contribuire al recupero della palla. Ma la svolta è nella testa. La squadra inizia a credere nel calcio sacchiano di mister Sarri e la convinzione gioca un ruolo fondamentale. Tuttavia, i voli pindarici sono da evitare. Lo scudetto è un'altra storia, un sogno che non va alimentato. Chi ne parla fa il suo gioco, questione di ruoli, che in campo sono tornati ad essere appropriati. Callejon a destra, Insigne largo a sinistra, la sorpresa Jorginho tra due centrocampisti e Hamsik piazzato dove piace a lui. Mettere le persone al posto giusto, una ricetta a volte così banale e a volte così complicata da applicare. Manca solo un tassello al posto giusto, e non riguarda troppo il campo. L'ultimo sforzo, quello più difficile.