Il giorno dopo Sparta Praga - Napoli, dopo lo sciagurato e rocambolesco pari interno contro il Cagliari, azzurri in campo nel gelo di Praga per staccare il visto ai sedicesimi di finale di Europa League. Benitez, complice l’indisponibilità di De Guzman, sorprende ancora una volta tutti e infila dentro Jorginho insieme a Gargano e D.Lopez. Sull’out destro maglia da titolare per Mesto e panchina per Maggio. Forse, l’ex doriano, dopo i due cross indovinati contro i sardi, meritava un’altra chance. A sinistra si rivede Britos, il naso di Dockal difficilmente se lo dimenticherà . Prima linea con il Pipita al centro dell’attacco. Ad Hamsik e Callejon il compito di girargli intorno. Alla fine gli gireranno solo ad Higuain. Pochissimi se non nessuno i palloni giocabili per l’argentino.
Il giorno dopo Sparta Praga - Napoli, il campo è ostico, il freddo è pungente e il ritmo è alto. Morale, malgrado il centrocampista in più, nella prima frazione, il Napoli combina poco e niente. Davanti alla difesa, nel primo tempo, si sistema Gargano. Utile nei raddoppi, qualche pallone lo intercetta pure ma, memore delle vecchie abitudini, lo riconsegna immediatamente agli avversari. D.Lopez è travolto dal ritmo alto e Jorginho dal fisico degli avversari. Hamsik, dirottato e confinato a sinistra, si ha netta l’impressione che non si trovi affatto. Callejon corre, taglia al centro in continuazione, ma non lo serve nessuno. E quando accade, sempre fuori misura o fuori tempo. E il Pipita? E il Pipita si mangia il fegato e rischia una gastrite nervosa perché non vede un pallone.
Il giorno dopo Sparta Praga - Napoli il primo tempo scivola via senza che gli azzurri tirino mai in porta. Per i padroni di casa si ricordano due buone occasioni: nella prima complice un regalo di Koulibaly, Dokcal impegna Rafael nella sua migliore parata della stagione. In un’altra, Husbauer, dalla distanza, centra la traversa. Sulla ribattuta è lesto e fortunato Rafael a salvare la porta. Fortunato perché, sulla prima conclusione, non si produce in un colpo di reni all’indietro per intercettare il tiro ma alza semplicemente il braccio come a controllare la traiettoria perché, evidentemente, cosa gravissima, neanche si rende conto di essere fuori dai pali. Si fosse prodotto in un intervento volante, il colpo di testa di Lafata difficilmente l’avrebbe preso. Purtroppo, il numero uno azzurro, continua a non trasmettere sicurezza al reparto. E ogni pallone che transita alto nell’area è un attentato alle coronarie dei tifosi. E forse quella di ieri è stata la sua miglior prestazione; immaginarsi le altre.
Il giorno dopo Sparta Praga - Napoli nella ripresa, la musica non cambia. Gli azzurri fanno poco o nulla in fase propositiva. La squadra si abbassa ulteriormente. D.Lopez si sistema accanto a Gargano per fare densità . Lo spagnolo mette il piede su di una conclusione dalla distanza. Pallone che sbatte sulla traversa e Napoli ancora salvo e fortunato. Jorginho non la vede quasi mai e mai la tiene. Gli esterni non salgono, Callejon non ne ha più e dalle retrovie solo palloni lunghi. Il “miglior lanciatore” è Koulibaly, dopo l’errore contro il Cagliari, che pare gli sia costato una notte insonne, la spazza sempre via. I compagni di reparto di fare notti in bianco non ne vogliono sapere e lo imitano. A venti minuti dalla fine, la gastrite di Higuain peggiora e Benitez lo avvicenda con Zapata. Per il colombiano, come al solito, tanta buona volontà e poco altro. Nei minuti finali avrebbe anche la sua buona occasione. Hamsik lo pesca a centro area, ma lui non salta, il pallone gli sbatte sulla nuca e termina a lato.
Il giorno dopo Sparta Praga - Napoli il triplice fischio sancisce uno zero a zero che qualifica gli uomini di Benitez ai sedicesimi: missione compiuta. E, alla fine, questo contava. “Le brutte prestazioni passano, i risultati restano”, parafrasando una frase del mitico Petisso – “ I fischi passano, i punti restano” - stretto nel suo cappotto di cammello al termine di un Napoli – Roma 1 a 0 giocato malissimo. Considerato il girone, i modesti svizzeri e la cenerentola Bratislava, la qualificazione era d’obbligo; quasi il minimo sindacale. Poco importa che il Napoli non abbia mai tirato nello specchio e che il portiere Stech abbia toccato il pallone solo per rimetterlo dal fondo e la squadra abbia dato l’impressione che avrebbe potuto giocare fino alla “primavera di Praga “ senza segnare. Ora agli azzurri, per qualificarsi da primi del girone, basterà battere al S.Paolo il Bratislava. Zero punti in cinque gare. Un goal fatto e 17 subiti, un’altra missione tutt’altro che impossibile. Obbligatorio portarla a termine.
Stefano Napolitano