Ivan Zazzaroni, sulle colonne del Corriere dello Sport, ha pubblicato il suo consueto editoriale soffermandosi sul momento non facile che vivono gli arbitri italiani. Anche nell'ultima giornata di campionato, i fischietti nostrani ne hanno combinate di tutti i colori tra errori ed abbagli clamorosi:
"Non è con mail o dossier che si migliorano gli arbitraggi. Una selezione e una preparazione più accurata dei soggetti è certamente in grado di aumentare il livello della categoria. Ma - detto che non si torna più indietro - nell’epoca del Var e delle decine di migliaia di smartphone allo stadio sarebbe assai opportuno, se non addirittura necessario, sfruttare con intelligenza la tecnologia senza per questo svalutare l’autorevolezza del giudice di campo.
Così facendo, gli arbitri cosa dimostrerebbero? 1) Più sicurezza nei loro mezzi, nelle loro capacità. 2) La volontà di limitare la discrezionalità e quindi il potere di condizionamento delle partite. 3) La raggiunta maturità per l’accesso al professionismo che premierebbe in tutti i sensi i più bravi tra loro.
Una volta introdotto, il protocollo non dovebbe essere modificato in corso d’opera: si inizia in un modo e nello stesso modo si deve chiudere la stagione per evitare direzioni difformi all’interno del torneo e lo spiazzamento generale: ad esempio, falli puniti a ottobre e tollerati a gennaio, rigori assegnati a dicembre e non concessi a febbraio. Cose turche. Le regole non possono essere continuamente ritoccate per effetto di proteste popolari o di campagne giornalistiche fin troppo interessate".