L'edizione di Tuttosport si concentra su quello che è stato un botta e risposta a distanza tra Conte e Marotta sulla questione scudetto in Serie A:
Litigano come Sandra e Raimondo. Da una parte Antonio Conte, dall’altra Giuseppe Marotta, oggi presidente dall’Inter, ma per l’allenatore sempre “il direttore”. Si conoscono bene, sanno come vincere i campionati e sanno fiutare le stagioni. E questa ha tutto per essere decisa dai particolari dopo che le ultime due hanno visto andare in porto una fuga solitaria. Lui, lei e l’altra. Perché, come ha fatto notare Conte nella conferenza stampa in teoria dedicata alla sfida di Coppa Italia con la Lazio, si tira in ballo il Napoli dimenticando chi potrebbe realmente dare fastidio all’Inter, ovvero l’Atalanta. Per inquadrare quanto accaduto ieri, bisogna riavvolgere il nastro alla serata del Gran Galà del Calcio. Ad accendere la miccia - ben sapendo che questa avrebbe provocato l’esplosione di Conte - è stato Marotta: «Io credo che il Napoli sia favorito per la vittoria dello scudetto - ha detto con un candore alquanto sospetto il presidente dell’Inter - è normale che stiano facendo bene perché hanno un allenatore vincente, una squadra forte e credo che possano arrivare fino in fondo». Buttato l’amo, non è stato difficile trovare pronta risposta. «Il direttore può dire quello che vuole - ha attaccato Conte - Lo conosco molto bene perché ci ho lavorato e, conoscendolo, non penso che a fine anno sarebbe contento se l’Inter non dovesse vincere lo scudetto e non considererebbe per l’Inter una buona stagione. Questo, ripeto, lo posso dire per certo perché lo conosco molto bene. Poi ognuno deve recitare la propria parte, magari dall’interno qualcuno può spingerlo a dire qualcosa però stiamo parlando di un’Inter, che non ha una squadra, ma due squadre e trequarti, quindi stiamo parlando del nulla cosmico. E in più si stanno concentrando tanto su di noi e magari non vedono veramente la squadra che può crear loro fastidio (Conte non lo dice, ma si riferisce all’Atalanta, ndr). Io sono straconvinto che queste parole se le porta via il vento e sono straconvinto - l’allenatore lo ripete per la terza volta, tanto perché il concetto sia ben chiaro - che lui non sarebbe contento se a fine anno non dovesse vincere lo scudetto e in tanti dovrebbero farsi delle domande. Penso che ognuno di noi sa bene quali obiettivi siano stati raggiunti oppure no, al di là delle dichiarazioni. Noi dobbiamo rispondere alle ambizioni e agli obiettivi del nostro club. Ognuno di noi conosce quale sia il traguardo da raggiungere. Quello del Napoli è stato fissato dal presidente. Ripeto, non penso che Marotta sarebbe contento se non dovesse vincere il campionato, magari qualcuno dall’interno lo spinge a fare certe dichiarazioni». Come per i “retropensieri” legati all’utilizzo del Var, anche in questo caso Conte ha voluto ributtare il candelotto nella trincea opposta e non si fa peccato a pensare che dovremo abituarci a questo gustosissimo rimpallo tra “gufate”, provocazioni, accuse più o meno velate. Il tutto con buona pace di Simone Inzaghi. Certo è che Conte, quando rimarca per tre volte che Marotta non sarebbe contento di non vincere lo scudetto, lo fa per mettere pressione pure a un collega che nel primo anno nerazzurro - seppure da underdog - si ritrovò in testa perdendo però di un’incollatura la volata con il Milan. Inzaghi dal canto suo non si è mai sbilanciato sull’argomento favorite. Però, a differenza che in passato, senza avere l’indole dinamitarda dell’Antonio, ha sempre rimarcato come altri abbiano fatto investimenti molto importanti per colmare il gap con l’Inter che invece, sul mercato, l’Inter ha speso lo stretto necessario, prendendo due svincolati (Taremi e Zielinski) un secondo portiere (Martinez) e un giovane che è ancora un oggetto misterioso (Palacios). Non alibi, ma considerazioni pienamente condivisibili.