Ci fosse un cronometro sentimentale, starebbe in Dries Mertens. Scrive sul talento belga l'edizione odierna de Il Mattino: "E' tutta in lui la partita del Napoli: scorre con entusiasmo poi con rassegnazione, infine gli muore addosso. Segna, prende un palo, uguale a Ronaldo, e devia il secondo letale colpo di testa di Sergio Ramos, che giustizia il Napoli come fece col Bayern Monaco in semifinale di Champions League. L’attaccante belga per un tempo si e' sentito un Neymar di stanza al San Paolo, imprendibile e sinuoso, pronto a dribblare e superare i difensori del Real Madrid, quasi ballando sulle punte e mandando in crisi le linee di Zinedine Zidane, che lavora di smorfie e lamenti. Quelle punte che poi si geleranno, ma che per tutto il primo tempo bollono e si muovono veloci. E' il tempo di Mertens, quarantacinque minuti che sembrano un avanzamento della memoria, uno spostamento sismico, una vera sommossa d’emozioni che poi, pero', precipita e affoga nelle lacrime dei bambini, nel sudore dei compagni, nel dispiacere contratto di Sarri. Il Napoli e' perfetto, Mertens e' oltre se stesso, fermate il tempo. Ma quello scorre, e cambia le storie. Mertens per una sera che dura solo quarantacinque minuti ha il volto di Vico, di Masaniello, di Croce, di Troisi, di Pino Daniele, di Ferdinando Russo, di Giuseppe Marotta, di Eduardo De Filippo, e di tutti gli altri che hanno sposato il peso, che hanno detto possiamo anche essere altro, smarcarci e poi si, anche cadere".