Portieri, pazzi immaginari. Acrobati generosi, solisti delle prodezze volanti, salvatori delle patrie calcistiche. Contando anche gli eterni rincalzi, quelli che erano una volta i numeri 12 bloccati in panchina dalla irriducibile presenza tra i pali dei titolari, il Napoli ha avuto nella sua storia 54 portieri, 56 con gli ultimi due arrivati. Ha cominciato con un milanese, Vittorio Pelvi, nel 1926, subissato di gol (119 in 37 gare) quando il Napoli era una squadra-colabrodo. Pelvi aveva 30 anni e aveva giocato nell’Atalanta, nel Savoia, nello Stabia e nell’Internaples. La storia prosegue quest’anno con due portieri stranieri, lo spagnolo Pepe Reina, 31 anni, e il brasiliano Rafael Cabral Barbosa, 23 anni, il maestro e l’allievo, i successori di Morgan De Sanctis, l’abruzzese che, al momento del passaggio alla Roma dopo quattro campionati nel Napoli e numerosi record, ha salutato i tifosi con una pagina densa di emozione pubblicata sui giornali: «Cuore. Sudore. Onore. Ciò che mi avete chiesto ho dato e con il vostro amore mi avete ripagato. Grazie a tutti e sempre forza Napoli». Portieri stranieri. Ne arrivano ormai tanti nel calcio italiano che una volta era la terra indiscussa dei portieri. Reina e Rafael, portieri stranieri, non sono una novità assoluta nel Napoli, preceduti dall’apparizione dell’argentino Nicolas Navarronel 2008, prima portiere di riserva poi avventuroso titolare (22 partite tra campionato e coppe, 28 gol incassati). Rafael non è neanche il portiere più giovane della storia azzurra. Arnaldo Sentimenti, il secondo dei cinque fratelli modenesi calciatori, aveva 20 anni quando debuttò nel Napoli nel 1934. Pepe Reina col suo metro e 88 è il secondo portiere più alto in maglia azzurra dopo De Sanctis (1,90). Il più basso è stato Giuseppe Cavanna, 1,71, primo leggendario portiere del Napoli (152 partite in sei campionati nello squadrone di Garbutt, anni Trenta). Giocava con una coppola in testa e fu il primo “giaguaro”. De Sanctis ha lasciato il segno di due record. Imbattuto per 588 minuti nel campionato 2009-10, imbattibilità casalinga di 799 minuti strappando il primato a Castellini (763 minuti). E 76 partite consecutive sempre in porta. I successori sono chiamati a non farlo rimpiangere. Pepe Reina, madrileno, ha esordito nel Barcellona, dopo aver fatto la trafila nelle giovanili blugrana, e ha poi giocato col Villarreal e il Liverpool (otto campionati) per un totale di 634 partite (577 gol incassati). E’ stato due volte campione d’Europa (2008 e 2012) e una volta campione del mondo (2010) con la nazionale spagnola, di rincalzo a Iker Casillas. Rafael, cresciuto nelle giovanili del Santos, alto 1,86, ha all’attivo quattro stagioni nella prima squadra del club brasiliano (189 partite, 207 gol incassati). È nel giro della nazionale verdeoro. Accreditato di un eccellente senso della posizione, ottimi riflessi, buon giocatore con i piedi. In difficoltà, sembra, sulle uscite e non efficace sui calci di rigore. Il portiere del Napoli con il maggior numero di presenze è Ottavio Bugatti, brianzolo di Lentate sul Seveso (256 partite in otto campionati, 329 gol incassati). Arrivò dalla Spal a 25 anni nel 1953, pagato 55 milioni di lire, cifra-record per un portiere di quegli anni. Ricordiamo al volo i maggiori portieri della storia azzurra. Giuseppe Cavanna era vercellese, zio di Piola per parte materna. Giocò tutta la sua carriera nel Napoli dal 1929 al 1935. Rimase imbattuto in 45 gare. Arnaldo Sentimenti trascorse a Napoli tutta la sua vita di calciatore. Abitava in una bella casa al Vomero, la collina dove visse per più di sessant’anni, dal 1934 al 1997, sposando una napoletana. Ebbe due figlie, Maria Rosaria e Luciana. Lo notò Garbutt a vent’anni. “Verresti a fare un provino a Napoli?” gli chiese Garbutt. «Ci vengo anche a piedi«, fu la risposta. Arnaldo divenne il beniamino della squadra. Lauro lo prese in simpatia. Un giorno gli disse: “La Juve ci offre 200mila lire e a te dà un ottimo ingaggio. Se vuoi andare, vai. Ma se rimani mi fa piacere”. Sentimenti non ci dormì la notte. Il giorno seguente andò da Lauroe gli disse: «Rimango perché Napoli per me è come una seconda mamma». Fu un portiere pararigori. Nel 1941-42 parò sei rigori di fila, battuto alla fine dal fratello Lucidio Sentimentiche giocava in porta col Modena ed era uno specialista dal dischetto. Soprannominato “Cherì” dopo che, al Teatro Diana, si era incantato ad ascoltare una soubrette francese che cantava un motivetto intitolato proprio “Cherì” e che lui prese a fischiettare di continuo. Giuseppe Casari, bergamasco, portiere alle Olimpiadi del ’48, arrivò al Napoli nel 1950, a 28 anni, e fu il portierone del Vomero. Giocò tre campionati, saltando una sola partita a stagione: 107 presenze. Rimase imbattuto in 34 gare. Memorabile una parata col sedere che impedì a Praestdi segnare il 3-0 per la Juve favorendo la rimonta del Napoli (3-2). Compose una canzoncina, diffusa dal cantante Pino Cuomo in una Piedigrotta, che faceva: “Salendo su dalla collina / che da Mergellina / in paradiso va / mi viene incontro una biondina. / M’ha fatto un gol / una bella bambina. / Con gli occhi ha spezzato / la rete del mio cuor”. Lo chiamavano “il gigante buono”. Lanciato dalla Spal, Ottavio Bugatti, venne nel 1953 a prendere il posto di Casariper rimanere nel Napoli otto campionati: 256 partite, 70 volte imbattuto. Cominciò in maglia azzurra a 25 anni. Si presentò a Monzeglio in pantaloncini e camiciola nera aperta sul petto, su una spider color amaranto con qualche bottiglia di cognac a bordo, e il severo allenatore gli fece una sfuriata memorabile. Da Lauro fu accolto con una battuta crudele: «Sono sicuro che Jeppson segnerà tanti gol da rimediare a quelli che prenderà questo Bugatti». Premio Combi quale miglior portiere italiano, ricevette il trofeo a Torino il 24 novembre 1957 prima della partita con la Juve in cui, pur febbricitante, fu protagonista assoluto (il Napoli vinse 3- 1). Era chiamato “il gatto magico”. A 33 anni si trasferì all’Inter, riserva prima di Buffon, poi di Sarti. Un portiere giramondo era Claudio Bandoni, lucchese di Ponte a Moiano, classe 1939. Giocò tre campionati nel Napoli, dal ’64 al ’67, senza saltare una partita. Vantò un ruolino magnifico: 106 gare, imbattuto 58 volte. Nella stagione ’64-’65 non subì gol in sette partite consecutive. Cresciuto nell’Inter, prima di arrivare al Napoli era stato nel Parma, nel Catanzaro, nel Venezia, nel Bari e nel Palermo. Aveva 25 anni. Dopo le tre stagioni azzurre continuò il suo giro nel Mantova, nella Fiorentina, nella Lazio, ancora a Catanzaro, nella Sampdoria e concluse la carriera a 36 anni nella Fiorentina senza giocare. Il Napoli lo prese per 75 milioni dall’Inter. Fu il portiere della promozione in serie A nel 1965 e di due campionati nella massima serie. In serie B fu il portiere meno battuto. Dino Zoff, goriziano di Mariano del Friuli, prese il posto di Bandoni nel 1967. Era costato al Mantova 30 milioni nel 1963 dopo che aveva giocato due anni a Udine. Il Napoli lo prese dal Mantova per 120 milioni più il portiere Bandoni. Era solito dire: “Le mie sono mani grandi di contadino. Sono un uomo dei campi, parlo poco. Da ragazzo mi sono già sentito un uomo di mezza età”. Il suo idolo era il portiere inglese Gordon Banks. La sua virtù era il piazzamento. Mai spettacolare, sempre essenziale, grande personalità. Fece un esordio strepitoso in amichevole al San Paolo contro l’Independiente e fu soprannominato Nembo Kid. Nel Napoli rimase cinque stagioni. Giocò 143 partite di seguito lasciando che, in panchina, lo guardassero incantati Cumane poi Trevisan, i portieri di riserva. Si fermò a metà marzo del 1972 quando, in allenamento, mise il piede in una buca. Frattura del perone, 40 giorni di gesso. Saltò sette partite. Nel campionato 1970-71 rimase imbattuto dalla prima giornata per 590 minuti. Fu ceduto alla Juventus per 320 milioni più Carmignani. Lucchese di Altopascio, classe 1945, Pietro Carmignani detto Gedeone, venne al Napoli nel 1972. Cinque campionati in serie A, 144 presenze. Lo chiamavano “mani di fata” per la presa difettosa. Dopo il Napoli andò alla Fiorentina. Luciano Castellini, milanese, classe 1945, portiere del Torino di Pulici e Graziani, campione d’Italia 1976, sbolognato dal club granata a 33 anni dopo otto stagioni, visse a Napoli una seconda giovinezza giocando, in sette campionati, 202 partite. Alla vigilia delle gare indossava lo stesso pigiama. Teneva la porta sempre sgombra di ogni oggetto: non vi lasciava cadere mai né i guanti, né il cappellino. Portava le ginocchiere e i pantaloncini imbottiti di gommapiuma. Il suo hobby erano le passeggiate a cavallo in montagna. Gli passarono i dolori che accusava a Torino. Diceva: «Napoli è straordinaria, dà una carica immensa, ci sono sempre settantamila persone allo stadio. È una città che fa più grandi i calciatori che giocano in maglia azzurra. Proprio così, li ingrandisce, li trasforma, li esalta. Io, qui, giocherò fino a cinquant’anni». Giocò sino ai quaranta nel Napoli, dal 1979 al 1985. Soprannominato “il giaguaro” per la specialità di piombare sugli attaccanti, Castellini era un portiere d’azzardo, protagonista di parate volanti e spettacolari, di uscite fulminee e coraggiose sui piedi degli avversari. Nel Napoli non subì gol in 94 delle 202 partite di campionato. Nel primo anno, rimase imbattuto per 586 minuti. Nel 1981-82 segnò il record di imbattibilità casalinga dei portieri del Napoli: 763 minuti consecutivi senza prendere gol al “San Paolo”. Zoff si era fermato a 657’. Quando lasciò Napoli smise col calcio e andò ad allenare i portieri dell’Inter. Ischitano, cresciuto nel vivaio azzurro e ammaestrato da Luciano Castellini, Giuseppe Taglialateladebuttò nel Napoli a 21 anni, tre partite nella stagione ’90-’91, lanciato da Bigon. C’era ancora Maradona. Poi a Palermo e a Bari a “farsi le ossa”. Quindi, stagione 1993- 94, portiere titolare azzurro, a 24 anni, con Marcello Lippi allenatore. Sette stagioni nel Napoli, 194 partite. Volava tra i pali e fu chiamato Batman. Giocò due stagioni esaltanti, poi, confuso nel declino della squadra, il suo rendimento calò. Giocò, nell’ultimo anno col Napoli, meno di mezzo campionato in B lasciando il posto a Mondini. Finì alla Fiorentina con l’amarezza della conclusione infelice col Napoli. Claudio Garella, torinese, giunse al Napoli dal Verona nel 1985. Vinse lo scudetto dell’87. Parava con tutte le parti del corpo incorrendo in qualche “garellata”. Rimasero famosi un suo intervento col sedere e uno in rovesciata per salvare la porta. Di stile scomposto, ma concreto, soprannominato Garellik. Fu liquidato con Bagni, Ferrario e Giordanodopo la “congiura” contro Ottavio Bianchi. Tre stagioni in azzurro, 88 partite. Giuliano Giuliani, romano, è stato uno dei portieri italiani meno battuti. Imitò Garella trasferendosi dal Verona al Napoli e, come era successo a Garellik, col Napoli vinse lo scudetto (’89-’90). Vinse anche la Coppa Uefa 1989. Giocò solo due campionati: 64 partite. Saltò solo quattro gare nei due anni napoletani, sostituito da Di Fusco. Diplomato geometra, arrivò a Napoli nel 1988. Aveva trent’anni. Era un uomo elegante, appassionato di moda, sposato a un’avvenente ragazza, Raffaella Del Rosario. La sua partita più bella fu a Lipsia, in Coppa Uefa, contro il Lokomotive (1-1). Quella sera parò l’imparabile. Contro la Fiorentina (2-0) fece un assist memorabile a Careca: con un rinvio lungo e preciso raggiunse il brasiliano che scattò sulla sinistra e andò a segnare il raddoppio azzurro. Usava un paio di guanti speciali che si faceva venire dalla Germania. Disegnava capi d’abbigliamento sportivo. Famose le maglie coloratissime che fece indossare ai portieri Pagliuca, Taffarel, Galli, Peruzzi. Per sé, a Napoli, disegnò una sgargiante maglia con un cerchio sul petto e, dentro, una stella gialla a cinque punte. Lasciato il calcio ed entrato nel mondo della moda, fu arrestato per uso di cocaina e subito scagionato e rilasciato. Colpito dall’Aids, morì a 38 anni dopo il ricovero nel reparto malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Pisano, longilineo, Giovanni Galli, portiere di lungo corso, con sublimi trascorsi alla Fiorentina e al Milan, arrivò a Napoli, dal club rossonero, nel 1990, a 32 anni, per tre miliardi di lire. C’era ancora Maradonae Galli si tolse un tormento: averlo contro. Il pibe lo aveva beffato con due pallonetti memorabili sia da portiere della nazionale che del Milan. Faceva del piazzamento la sua arma migliore, freddo e paziente tra i pali. Rimase tre anni nel Napoli, giocando 98 partite. In panchina fremeva Giuseppe Tagliatatela, 24 anni, ischitano, che divenne titolare con la cessione di Galli al Torino nel 1993. Gennaro Iezzo (nella foto), stabiese, 117 presenze, 95 gol incassati, è stato uno dei portieri meno battuti del Napoli. Rinunciò alla serie A col Cagliari per giocare in maglia azzurra (in serie C). Nel 2005- 06, protagonista della promozione in serie B con appena 18 gol subì- ti in 32 partite. L’anno dopo, in serie B, contribuì a fare della difesa azzurra la meno battuta. Prese 25 gol in 39 gare. Portiere di sicuro rendimento, legatissimo al Napoli. Giocò l’ultima partita l’11 gennaio 2009 cedendo il posto a Navarro. Poi fu riserva di De Sanctis senza giocare mai.