"La scuola è in strada. E l’università sta al Sud, in posti dove la miseria combatte ogni giorno per non scivolare troppo sotto la soglia dell’indecenza, dell’indigenza. Qui i poveri sono campioni. O lo saranno. La storia del calcio - si legge sull'edizione odierna del Corriere della Sera - è una biblioteca colma di racconti straordinari scritti in ghetti, quartieri malfamati, postacci insomma. Nord o Sud faceva poca differenza un tempo, perché l’economia non aveva ancora raddrizzato le vite di tutti. Oggi però è soprattutto il Sud del mondo, inteso come aree meno fortunate, a sfornare i più grandi giocatori".
Lo dimostrano i numeri. Ben 358 su 586 giocatori del nostro campionato (61%) arrivano da zone economicamente svantaggiate rispetto all’Europa occidentale. Dal meridione d’Italia e del mondo sono 288 (49,1%), quelli del Nord Italia e Nord Europa 222 (37,9%), quelli dell’Est Europa sono 70 (11,9%). Le statistiche però non tengono conto delle qualità, lì il dominio dei «meridionali» è indiscutibile.
Una frase di Johan Cruijff è emblematica: «La strada mi ha insegnato molte cose sul calcio. Primo a mantenere l’equilibrio, per una semplice ragione: se cadi sull’asfalto ti fai male. E poi a perfezionare il controllo e il palleggio facendo urtare il pallone contro il marciapiede». E di marciapiedi al Sud ce ne sono tanti dove sbattere, perché i campi non sono mai quasi attrezzati e belli e curati come su al Nord. Fabio Cannavaro, ultimo Pallone d’Oro italiano nel 2006, giocava nei vicoli di Forcella, Antonio Cassano in via San Bartolomeo a Bari vecchia. Al Sud, nell’Est, in Africa, si impara a tenere l’equilibrio, a non bruciarsi le ginocchia sull’asfalto, a schivare la paura, a coltivare lo sfottò. I giocatori dell’Europa del Nord nel nostro campionato sono appena 75 su 586. Non è un caso, ma un fatto: il calcio è il gioco dei miseri campioni.