L'ingegnere Cosenza: "Anche io diserto lo stadio San Paolo! E' come essere in un carcere, è diventato un mortorio"

Rassegna Stampa  
L'ingegnere Cosenza: Anche io diserto lo stadio San Paolo! E' come essere in un carcere, è diventato un mortorio

Stadio San Paolo, palra l'ingegner Cosenza

Ultimissime calcio Napoli - Edoardo Cosenza, professore universitario, ingegnere, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai taccuini dei colleghi del Corriere del Mezzogiorno. Ecco quanto evidenziato dalla redazione di CalcioNapoli24.it:

Professore Cosenza, come mai non va più allo stadio?

«E c’è bisogno di chiederlo? Ma che senso ha frequentare uno stadio semideserto, con le curve che non sono più tali, senza calore, senza cori, senza ultras, confinati in una specie di carcere con l’occhio elettronico che ti spia e ti sanziona anche se per sbaglio finisci fuori dal tuo posto».

Ma non starà un po’ esagerando? In fondo il protocollo applicato dal Calcio Napoli garantisce sicurezza e tiene fuori personaggi poco raccomandabili.

«No, per questo esiste già il Daspo. Non si può generalizzare. Invece si è scelto di criminalizzare coloro i quali frequentano le curve. E tra loro non solo c’è il sottoscritto, ma decine di ingegneri, avvocati, medici, c’è pure un magistrato che non ha l’abbonamento ma compra il biglietto e viene spesso insieme con il figlio. Intanto gli ultras non vengono più. Quindi niente cori, niente bandiere, niente canti. Un mortorio».

Così anche lei ha deciso di mollare.

«Sì e con me se ne andranno anche altri, le assicuro. Ma sa che alcuni amici sono stati colpiti da una multa di 166 euro solo perché si sono trattenuti per 5 minuti, dico cinque, sulle scale mentre uscivano dallo stadio? La telecamera ti inquadra, tu non ti accorgi di niente e torni a casa tranquillo. Dopo un po’ di giorni arrivano i carabinieri a domicilio e ti consegnano una multa da 166 euro. La terza volta rischi il Daspo, ma stiamo scherzando?».

Professore, ma negli stadi inglesi da tempo hanno applicato regole rigide contro gli hooligans.

«Ma quelli erano criminali che sfasciavano tutto, qua parliamo di tifo organizzato che ormai non può vivere la curva. E poi, io sono stato ad Anfield e lì ho visto cori, bandiere e i tifosi inglesi che in piedi cantavano e urlavano. E qui da noi nemmeno un tamburo può entrare? Ma di che parliamo».

Secondo lei cosa accadrà di questo passo?

«Accadrà che la squadra giocherà peggio in casa che fuori. A Napoli il pubblico era un fattore decisivo, ora giocare in uno stadio semivuoto e silenzioso farà deprimere ancor più i calciatori. In definitiva hanno fatto una scelta classista, la società sportiva vuole uno stadio per pochi eletti. Benissimo. Se lo tenessero semivuoto. Io sto col popolo».

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