Resta sempre un discorso caldo quello dello stadio San Paolo e della doverosa ristrutturazione. Come riferisce l'edizione odierna del Corriere dello Sport, la questione continua a essere un continuo tessere e disfare poiché le intenzioni si infrangono continuamente su barriere burocratiche e politiche. A metà luglio la presentazione del progetto, seguita da quella del piano di fattibilità.
Diversi gli obiettivi: la capienza (passando da 60.000 a 41.000 in un sol colpo), l’eliminazione delle piste di atletica, tribune e distinti prolungati verso il campo, ’anello inferiore e il terzo anello metallico interdetti al pubblico, le ospitalità riorganizzate in Tribuna con sky-box e field-box del tutto nuovi e con tanto di schienali ribaltabili, sediolini anti-vandali in curva e nel settore ospiti, i bagni (nota sempre dolente) molto più funzionali ed anche tutto il resto, a partire dall’area stampa. E poi la chiusura dei fossati, le recinzioni, gli isolamenti acustici, i parcheggi interrati, il tutto per aumentare di gran lunga anche il comfort, per arrivare ad un livello di stadio di categoria 4, quella più alta, come da classificazione della Uefa. E con un intervento economico iniziale di una ventina di milioni, estendibile ad ottanta ed oltre con la partecipazione degli sponsor. Ma è arrivato a fine ottobre l’alt del Comune perché nel progetto di fattibilità presentato non s’è ravvisato l’indispensabile interesse pubblico, anche per la riduzione della capienza.
Gino Zavanella, ideatore del nuovo San Paolo (dopo aver realizzato lo Juventus Stadium), ai microfoni del quotidiano ha dato aggiornamenti sulla vicenda: "Ho sentito De Laurentiis anche dieci minuti fa. Nessun raffreddamento sulla questione-stadio, si sta soltanto riflettendo su alcune ipotesi per ripresentare il tutto. Quando? Sinceramente non lo so. Ho una lettera del Comune con una data da rispettare: posso dire che dovrebbe succedere prima di fine anno, ma non mi sento assolutamente di confermare che la cosa accadrà. Ci sono ancora diversi passi da compiere per riprogrammare ciò che è stato rigettato. Siamo ancora in alto mare e potrebbe anche darsi che stavolta il presidente richieda una proroga per poter rifinire al meglio alcune strategie".