Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, c’è qualcosa di paradossale nelle parole di Tevez: la carica dell’Apache, la grinta di chi non vuole lasciare nulla agli avversari, nemmeno questo trofeo di metà dicembre da giocare in mezzo al deserto, e la candida ammissione che sì, forse Carlos ha la batterie un po’ scariche. «Penso che sia stato un mese difficile, sono un po’ affaticato, a livello fisico e mentale. La squadra questo lo nota, ma io sono il primo a dirlo», racconta l’argentino. Che allontana subito qualsiasi ritorno sul tema del... ritorno in Argentina: «Hò già parlato l’altro giorno del mio futuro, non vorrei dire nulla di più». Allarme o no? Sarà pure stanco, come dice, ma i numeri, al di là di quello che è accaduto nelle ultime settimane, raccontano altro. Raccontano di un Apache mai così in palla, partito nettemente più forte dell’anno scorso, quando era al debutto nel nostro campionato. Un Tevez forte almeno (se non addirittura di più) di quello visto in Inghilterra nei giorni spensierati, prima che la Premier lo incupisse. Ci voleva la cura della Signora per restituirlo al calcio da protagonista indiscusso. Sarà pure stanco, come dice lui, ma la carica, la fame, la voglia, sono quelle di sempre. O anche di più, se possibile. Un mese fa, dopo aver schiantato la Lazio, l’Apache raccontava di non essersi mai sentito così in forma. Oggi come allora, non è di certo uno disposto ad accontentarsi: «Penso sempre che si possa dare un po’ di più. Non mi basta quello che ho fatto finora, devo segnare di più come a Cagliari. Penso che si possa fare sempre meglio, voglio il record personale». E vuole pure il trofeo, chiaro. «Penso che la Supercoppa sia importante, una finale è sempre una partita che per me conta molto e penso che sia lo stesso anche per la squadra. A metà stagione la stanchezza, anche mentale, è tanta, ma dobbiamo fare una bella partita». Sfida a ritmo di tango, tra due argentini che vivono momenti personali assai diversi. Da una parte Tevez, stanco ma carico, dall’altro Higuain, che soffre il momento personale e collettivo. L’Apache non si fida, però: «Credo che il Pipita sia un giocatore da temere sempre. E’ normale che dopo il Mondiale, che per l’Argentina è finito tardi, si possa accusare un po’ di fatica, ma Higuain è un giocatore sempre pericoloso per l’altra squadra».