Il calcio, si sa, è come una giostra con le viti smussate. Cigolii e rumori sinistri. A volte vere e proprie sbiellature. Si rischia anche di farsi male. A Napoli la giostra è ancora più traballante. Grandi aspettative ed enormi pressioni: spesso letali. Curiosamente ad esserne travolti tra i primi sono i giocatori napoletani, di nascita. Senza scavare troppo nel passato basta pensare a Paolo Cannavaro, o lo stesso Lorenzo Insigne. Proprio stasera il difensore azzurro (sette anni a Napoli) tornerà col Sassuolo, da avversario e probabile titolare. Il suo fu un addio tormentato, discusso. Poco più di un anno fa. Ad Insigne non è toccata la stessa sfortunata sorte, ma anche lui sa cosa vuol dire sentire critiche e fischi. Per Cannavaro, però, la situazione è stata pesante. Protagonista con Mazzarri, è diventato uno qualunque con Benitez. Nonostante la fascia di capitano sul braccio. Qualche polemica intorno a lui ci fu anche nell’era dell’allenatore toscano, ma è normale per uno che dà tutto e che, soprattutto, giocava ogni partita.
CICLONE SPAGNOLO - Con l’arrivo dell’allenatore spagnolo tutto è cambiato. Cannavaro bravo, bravissimo e importante. A parole. Nei fatti messo da parte. Con l’approvazione non troppo malcelata dei tifosi, vogliosi di qualcosa di nuovo e sempre tanto critici con capitan Paolo. Forse anche perché napoletano. Che strano paradosso. Guarda caso proprio col Sassuolo un anno e mezzo fa, una delle partite chiave di questa vicenda: Napoli reduce da quattro vittorie di fila e che si fermò al San Paolo coi neroverdi. 1-1 firmato Zaza, su errore proprio di Cannavaro. Fu l’inizio della fine. Le critiche feroci, poi la panchina. E infine l’addio. Maturato a gennaio e con la benedizione di Benitez.
STORIE SIMILI - Guardacaso lo accolse proprio il Sassuolo. Un po’ come fece il Bologna che prese Coppola, il portiere super-fischiato che beccò cinque gol a Fuorigrotta dal Bologna. E proprio quella squadra lo adottò. A Cannavaro è toccato il Sassuolo: il tempo di rimettersi in sesto, anche psicologicamente, e oggi il napoletano è protagonista in trasferta. Come tanti suoi concittadini nella vita quotidiana. Diventato un perno della bella squadra di Di Francesco ritorna a Napoli stasera con la testa alta. Molto alta. Che soddisfazione: non solo il suo bel campionato, ma anche sapere che in tanti ora lo rimpiangono. “Ah, se ci fosse Cannavaro...”. Ci sarebbe un’alternativa in più. La difesa sarebbe più forte. Ma come? Si cambia idea facilmente nelle autostrade di teste dei tifosi. E il grande ex torna da rimpianto, e quando scenderà sul terreno di gioco prenderà applausi e saluterà Rafael. Il brasiliano non è napoletano (ovviamente) ma vive una situazione simile.
BASTA ERRORI - Massacrato dalla critica e da parte dei tifosi, ora anche a un passo dalla panchina. Che sarebbe il tracollo decisivo e il primo passo verso la fine della sua storia azzurra. Lui che a Napoli non è venuto a fare il secondo. E se così dovesse essere, sarà un rimpianto anche lui? Forse non lo prenderà il Sassuolo, ma bocciare un giovane su cui si era investito può diventare facilmente un errore. Il Napoli ha liquidato facilmente un napoletano e uno che ama davvero la maglia. Qualcosa di simile può accadere con Rafael. Bocciarlo, lasciarlo andare e magari vederlo andare via. Per poi rimpiangerlo.