Adesso sembrano essersene accorti tutti. Ci sono gli elogi di tutta la stampa nazionale e le richieste sempre più diffuse a Ventura per una sua convocazione in nazionale. Eppure c'è chi dice da tempo che bisognava stare più attenti alle prestazioni di Jorginho. Tra questi uno dei suoi più grandi ammiratori, che non ha caso è l'artefice prima del suo rilancio ed ora della sua definitiva consacrazione: Maurizio Sarri. In una conferenza stampa dell'anno scorso, successiva ad una grande partita del regista italo-brasiliano che toccò la bellezza di 176 palloni, il tecnico bagnolese disse: «Leggo di giocatori esaltati per una novantina di palloni toccati. Se Jorginho giocasse con un'altra maglia, magari a righe, riceverebbe intere pagine dai giornali». È stato accontentato. Adesso nessuno può fare a meno di accorgersi di lui.
IL RITORNO A VERONA. Domani Jorginho ripartirà da dove tutto è cominciato. L'italo-brasiliano tornerà a Verona contro la squadra scaligera che l'ha cresciuto nelle giovanili e l'ha fatto esplodere in serie A. Ci tornerà da leader di una squadra candidata allo scudetto. Già, perchè Jorge Luiz Frello può considerarsi adesso a tutti gli effetti una pedina fondamentale. Nei meccanismi di gioco del tecnico bagnolese, a dir la verità, Jorginho è sempre stato necessario. Non sempre, però, ha avuto un rendimento costante e qualche volta Sarri è stato costretto, malvolentieri, a farne a meno. Quando non c'è, però, si avverte e come. Il pallone lì a centrocampo, senza di lui, non gira mai alla stessa velocità e con la stessa precisione. Oltre a qualche invenzione in verticale, sempre più frequente, anche i passaggi in orizzontale che possono apparire scontanti sono necessari alla trama tessuta da Sarri e non sono molti i giocatori capaci di realizzarne così tanti e sempre con precisione. A questo va aggiunto un miglioramento, si è visto anche contro il Nizza, in fase difensiva. Non sarà mai, per doti fisiche, un incontrista di razza, ma anche lì sta crescendo.
PERCORSO DI MATURAZIONE. Sono i frutti di un Jorginho sempre più consapevole dei propri mezzi e di un percorso di maturazione che non si è mai interrotto. Dal 4-3-3 di Andrea Mandorlini a Verona, all'arrivo a Napoli Jorginho si ritrovò nel 4-2-3-1 di Rafa Benitez. Uno con le sue caratteristiche, in una mediana con soli due uomini farà per forza fatica.. All'arrivo di Sarri la situazione non cambiò subito. Nel 4-3-1-2 immaginato dal tecnico bagnolese era Valdifiori il regista della squadra. Le cose, però, cambiarono in breve. Sarri passò al 4-3-3: Valdifiori senza il trequartista perse le sue certezze, mentre le ritrovò Jorginho che ritrovò diventò pedina inamovibile per Sarri fino all'anno scorso. Nuovo anno, nuova sfida. Jorginho parte male, il nuovo arrivato Diawara stupisce tutti. Persa la maglia da titolare, però, non ha mollato. Si è rimesso a lavorare sodo e ha fatto vedere a Sarri e a tutti il suo valore: altra sfida vinta. Ne ha superate tante ed importanti Jorginho, con i rivali per il ruolo e con sè stesso. Ora è pronto alla definitiva consacrazione. I segnali sono incoraggianti.