Per un attimo è stato tradito da qualcosa che non sarà facile definire neppure in futuro. Lo chiamano momento di blackout, istante decisivo in cui manca lucidità, concentrazione, capacità di far tutto quello che, da anni, riesce a Vlad Chiriches, il difensore che difficilmente dimenticherà la notte di mercoledì scorso, il complice - non l’unico, sia chiaro - che ha reso ancor più magica la partita da sogno dell’ex di turno, Gonzalo Higuaìn.
BLACKOUT. Nell’elenco delle negatività son diversi gli errori da poter attribuire al centrale rumeno classe ’89, su tutti la marcatura leggera in occasione del primo gol dell’argentino. Chiriches ha permesso al Pipita - suo ex compagno, del quale conosce ogni segreto - di girarsi e calciare in un centimetro e in un secondo, di battere Reina e beffare il San Paolo, dunque di indicare le tribune dando vita alla sua personalissima sfida a distanza col presidente De Laurentiis. Ma Chiriches ha rischiato anche in occasione di un retropassaggio a Reina che, però, s’è trasformato in un assist per Rincon che, tutto solo, in area, ha sparato alle stelle graziando il Napoli. E poi diversi appoggi sbagliati ed altri errori che si perderanno nella memoria di una semifinale che sarà ricordata per il rimpianto di non avercela fatta, oltre che per le statistiche, il bel gioco e gli elogi che ogni volta, a prescindere dal risultato, accompagnano la squadra di Sarri.
LIMITI. Ma Chiriches, come detto, non è l’unico colpevole del 3-2 alla Juve che però vale l’eliminazione. I suoi errori pesano come quelli degli altri, ad esempio di Reina sul primo gol di Higuaìn o della difesa, nessuno escluso, sul raddoppio dell’argentino, lasciato liberissimo di calciare a rete (su assist di Cuadrado) nei pressi del dischetto mentre la linea si schiacciava in porta come spesso accaduto in stagione. Errori atavici che si ripetono nel tempo (in campionato il Napoli ha già subito un gol in più rispetto ai 32 complessivi dello scorso anno) senza adeguate contromisure, vizi di gioventù o semplici cali di concentrazione che andranno rivisti in estate per evitare si ripetano in futuro compromettendo nuovi obiettivi ad un passo dal traguardo.
PROGRESSI. Ma una partita non cancellerà la crescita esponenziale di un difensore che ad un certo punto della stagione, complice l’infortunio di Albiol, aveva sorpassato Maksimovic nelle gerarchie e s’era preso il Napoli con tanto di gol (due) all’attivo. Indimenticabile quello col Torino dopo un’azione nata da un suo recupero palla e conclusa dallo stesso centrale rumeno dopo una cavalcata vincente d’istinto e generosità fin dentro l’area avversaria. Gli son serviti i venti mesi di lavoro con Sarri ed anche la conoscenza completa dei compagni e di un campionato, la Serie A, che richiede elasticità e grande cultura tattica per non sfigurare. Il blackout di mercoledì, evidente ed anche sorprendente, sarà presto un ricordo lontano che avrà però bisogno di esser sotterrato da nuovi elogi. Domenica c’è la Lazio e sicuramente tornerà Albiol al centro della difesa. Lo spagnolo dà più sicurezze e forse se ci fosse stato contro la Juve, sarebbe finita diversamente.