Riccardo Bigon ha legato indissolubilmente il suo nome alla storia del Napoli. Lo scorso giugno, con una lettera d’addio, ha salutato piazza e tifosi prima di accettare la corte dell’Hellas Verona, prossima avversaria in campionato e società alla quale si è legato per tre stagioni. A Napoli ha vissuto sei anni in cui non sono mancate critiche, elogi, vittorie, successi, dispiaceri. Soprattutto prime volte. Ha affiancato De Laurentiis in sede di mercato e gli allenatori in panchina, accompagnandone ogni consiglio, pensiero, idea, sensazione. Prima Mazzarri, col quale aveva già lavorato alla Reggina, poi Benitez, al quale è rimasto particolarmente legato.
CORSI E RICORSI. Bigon, a Napoli, non sarà mai un cognome qualsiasi. Merito di Albertino, allenatore del secondo scudetto azzurro, ma anche di suo figlio Riccardo, che dal padre ha ereditato somiglianza fisica, carattere e passione per il calcio. Il suo arrivo a Napoli coincise con l’addio di Pierpaolo Marino, che salutò la poltrona di direttore generale nel 2009 dopo la sconfitta esterna contro la Roma. De Laurentiis, stufo dell’ennesimo risultato negativo, diede il ben servito sia a lui che a Roberto Donadoni, rimpiazzandoli con una coppia affiatata dati i trascorsi felici a Reggio Calabria. Bigon e Mazzarri entrarono a far parte della famiglia Napoli da personaggi emergenti, giovani, motivati ma anche relativamente inesperti.
SUCCESSI. Sei anni dopo, sfogliando l’archivio dei ricordi, Bigon sorride e ripensa fiero a quanto costruito. Ha abbracciato una squadra adolescente e l’ha salutata grande, matura, con una bacheca più ricca ed un organico competitivo pieno zeppo di campioni, talento e futuro. Bigon ha esultato per la doppia vittoria in Coppa Italia, per il successo in Supercoppa Italiana, per le notti magiche di Champions League al cospetto di top club europei ammirati, fino a quel momento, solo in tv. Bigon ha visto crescere il Napoli e, parallelamente, è maturato grazie alla possibilità di lavorare al fianco di De Laurentiis per la costruzione di una squadra sempre più competitiva.
MERCATO. “Molto ho fatto e molto ho sbagliato. Mi dispiaccio per ciò che non ha funzionato”. Basta questo passaggio della sua lettera d’addio per raccontare del Bigon operatore di mercato, sempre in giro a caccia di talenti, giovani promesse o giocatori già pronti. Nel bagaglio di operazioni di mercato tanti elogi e altrettante critiche da condividere con De Laurentiis. Scelte sbagliate (Rafael, Ruiz), acquisti indovinati (Cavani, Mertens), intuizioni felici a metà (Inler, Dzemaili) ed altre sfuggite via non senza rimpianti (Vidal).
ADDIO. Alla base del suo divorzio con Napoli la scelta di riavvicinarsi alla famiglia. Anche, ma non solo. Bigon lo ha confermato nella sua lettera con annesso riferimento, più o meno ironico, al saluto di De Laurentiis: “Ora vado dalla mamma e dal papà, che mi mancano tanto...”, le parole di Bigon dal sapore di velata polemica per come si è concluso il suo ciclo partenopeo. Un percorso che lo ha arricchito e reso orgoglioso di aver scritto, nel suo piccolo, un gran bel pezzo di storia azzurra.