Devono indicare la strada il Pipita e l'Apache. Hanno due soprannomi da fumetti ma qui in Qatar sono tutti pazzi per loro due. Le sfide non sono sempre plateali, non sempre c'è un guanto sul prato. Carlitos Tevez e Gonzalo Higuain hanno invece ancora poche ore di tempo per consegnarsi a Juventus e Napoli in tutto il loro splendore. I due bomber argentini contro. Come riporta l'edizione odierna de Il Mattino, il vero Higuain è quello che nuota come uno squalo trale boe dell'area e, appena riceve la palla, la sposta e la calcia con rabbiosa sollecitudine. Poiché Benitez solo sulla carta ha a disposizione un'opzione alternativa del genere (Zapata) decide di affidarsi ancora al suo Pipita. Con devozione, chiaro. Ma non smisurata. Perché a differenza di Allegri («Tevez stringa i denti e vada in campo anche se è stanco»), Rafone ha altro modo per tenere sulla corda il suo fenomeno con la maglia numero 9: lo fa simulando di poter sfoderare l'arma segreta, il colombiano dal passo pesante e il tiro imprendibile. Ma sarà un'arma di riserva, nel caso ce ne fosse bisogno. Dall'altra parte c'è la faccia della Juve che è butterata, molto vissuta, contornata dalla famosa cicatrice sul collo e accesa da uno sguardo selvatico, da predatore. Senza di lui, la Juve sembra una fortissima squadra normale. Con lui, tutto cambia: 13 gol fino ad adesso arrivati in molti modi diversi, ma soprattutto nelle giornate in cui la Juventus ne aveva davvero bisogno. Erano tutti e due insieme in Sudafrica, al capezzale di Maradona quando dopo lo 0-4 con la Germania l'ex Pibe de oro fu costretto a lasciare l'Argentina. Da allora la rivalità tra i due si è spesso spostata nella Seleccion. Se c'è uno non c'è l'altro. E così in Brasile ci è andato Higuain e non Tevez. Dice Callejon da Doha: «Lui è il nostro leader, deve trascinarci coni suoi gol alla vittoria. Perché vogliamo vincere la Supercoppa anche perché vincere battendo la Juventus sarà una cosa fantastica». Tutto è nelle mani di Gonzalo, dunque: 10 gol fino ad adesso ma un digiuno che si allunga da troppo tempo, più di 300 minuti. Al caldo del Qatar l'uomo di ghiaccio ha dato l'impressione di essersi sciolto, tra sorrisi, foto, selfie coi tifosi di Doha. Lui è uno di quei campioni che annusano il gol specialmente quando la squadra fatica, e diventano capaci del gesto risolutivo. Una tipologia di bomber che serve al Napoli e a Benitez in notte che non hanno prove di appello. Come quella di oggi. Lui si è smarrito dopo Bilbao, e invece adesso serve il bomber che sa, che fa. E che cambia i destini. Si scrive Juve-Napoli, si legge (anche) Tevez-Higuain. La sfida s'infiamma nel confronto tra i due argentini, fiori all'occhiello della campagna acquisti dei club di Agnelli e De Laurentiis di due estati fa. Nemici mai, anche se il primo è cresciuto nel Boca Juniors e il secondo nel grande rivale River Plate. Higuain ha respinto le avances proprio della Juve. E non se ne è mai pentito. Anche perché il Napoli lo paga a peso d'oro. Stasera è l'occasione per regalare il secondo trofeo dell'era Benitez ai tifosi azzurri. Poco importa se i tifosi non ci saranno. O meglio saranno solo davanti alla tv. Quello che conta è tornare a Napoli con la Supercoppa strappata alla Juventus. Che affronta per la quinta volta nella sua carriera. E mai fino ad adesso ha fatto gol. Doha è il posto giusto per cambiare la storia e le statistiche.