Come riporta l'edizione odierna de Il Mattino, continuare così a rimediare rimonte da avversari modesti, non prendersi la colpa più di quanto sia necessario, mettere le mani avanti quando non si possono mettere addosso ai propri difensori, farsi le domande («Lo scudetto? Fa male parlare di scudetto dopo ogni partita vinta») e darsi le risposte da solo. Rafa Benitez ha la faccia scura delle peggiori serate. Forse solo a Livorno, lo scorso anno, era più nero di ieri. Ha subito affrontato la squadra negli spogliatoi. Pochi istanti per dire, conla sua voce e il suo tono da gentleman all’ora del tè che «è assurdo, non possiamo perdere sempre punti in questa maniera». Quando fa la sua apparizione davanti ai cronisti, l’analisi non cambia. «Il primo gol è stato un regalo, il secondo un loro schema e del terzo non voglio neppure parlare...». Tre pesanti insulti. Di quelli che fanno più male perché non li portano le parole ma le opere, ed eventualmente le omissioni (difensive). «Ci sono stati degli errori, tanti errori. Individuali ma anche di concetto. Eravamo reduci da un buon momento, dove avevamo ben interpretato la fase difensiva. Mi dà fastidio non aver vinto una gara del genere: l’avevamo in pugno e invece alla fine l’abbiamo regalata». I gol incassati ieri dal Cagliari suonano come insulti. Come le sillabe di grignate a un certo punto sul muso di Zeman che ha provato a dargli un consiglio che Rafa non ha preso bene neanche un poco:«Zeman ha detto che ci manca un regista davanti a Koulibaly? Pensasse al suo Cagliari che a quello che manca al Napoli preferisco dirlo io». Non è il momento per dispensare sorrisi a Zeman dopo la mano tesa sabato pomeriggio quando Rafa ha fatto i complimenti al boemo per la sua battaglia contro il doping. Acqua passata. Quando i due si incrociano c’è solo il tempo per un tiepido «buona fortuna». Benitez fa ancora una volta i conti coni bruschi risvegli, con i capitomboli dal letto e lo scivolone in classifica (di nuovo a -6 dalla Roma e -9 dalla Juventus). Una specialità , quella delle frenate improvvise, nella quale gli azzurri sono campioni d’Italia, senza dubbio. Non è inedito, questi film degli orrori: «Mai primi a non difendere sono stati gli attaccanti: è mancata l’intensità là davanti.L’inizio era stato molto positivo, nella prima mezz’ora non posso rimproverare nulla alla squadra. Poi qualcosa ha cominciato a non funzionare». Gli errori, ovvio, sono quelli degli altri. «Non ho fatto entrare Zapata perché non mi piace attaccare buttando le palle in area senza idee», si difende il tecnico. Nel Napoli, ormai, va così. E quando piove poi finisce che diluvia. «Hamsik non ha giocato male ma lui per primo sa bene che può dare di più in termini di qualità e di contributo alla squadra». Il peggio del repertorio classico degli azzurri è tornato in scena. Sembrava tutto alle spalle, visto che Rafael nelle ultime sette partite di campionato aveva incassato «solo» (occhio, è tra virgolette) sette reti. E invece contro Zeman c’è stato il ritorno dei canyon in difesa, i vuoti assoluti, le amnesie collettive: «Ora pensiamo allo Sparta e alla Sampdoria. Io sono concentrato solo su questo e non sul mio rinnovo».