Tutti gli Irrati non fingerebbero di non sentire, come invece accade perché lo spettacolo deve andare avanti e quello che contano sono i soldi, e le curve chiuse significano biglietti in meno e più rompiscatole assiepati fuori lo stadio, a impedire o rendere difficoltoso l’accesso agli spettatori innocenti e soprattutto paganti. Onore a Irrati Massimiliano, perciò; perché a un certo punto non ce l’ha fatta più, e ha ritenuto di levare lo scudo in difesa di chi subisce settimana dopo settimana offese in ogni stadio. E disonore ulteriore alla vigliacca curva ottusa, impegnata nei suoi ululati verso Koulibaly e dimentica di Keita, Konko e Onazi in campo con la maglia biancoceleste, che avrebbero forse potuto e dovuto pensare che la dignità vale più di un lavoro, benché assai ben retribuito, e di conseguenza avrebbero potuto e dovuto togliersi una maglietta che li accomuna a quegli idioti, per schierarsi al fianco del collega offeso. Onore a Irrati, dunque. Nella speranza silente che abbia voluto fermare la partita non solo per gli ululati razzisti, ma anche per i cori inneggianti al Vesuvio distruttore; perché altrimenti dovremmo benevolmente invidiare il nostro carissimo Kalidou, non essendo ahinoi altrettanto protetti dagli arbitri. Più neri ancora, dunque: e non a metà, come orgogliosamente Pino cantava.
Detto ciò in merito al più importante degli eventi dell’altra sera, esterniamo la felicità estrema di aver superato con gloria quello che ritenevamo lo scoglio più alto sulla via del Grande Duello. Sì, perché all’indomani della bellissima vittoria di Roma non dimentichiamo che la Lazio era una squadra sì rimaneggiata da squalifiche e infortuni, ma in possesso comunque di valori tecnici elevati e più pericolosa proprio perché ferita, e vogliosa di vendicare i cinque gol dell’andata; e in contemporanea i Grandi Avversari avevano una apparentemente comoda partita casalinga contro il Genoa. Invece per poco, assai poco, i punti di distacco non diventavano quattro e se non fosse stato per il povero De Maio oggi staremmo ragionando in altri termini. Ma, come dice il Profeta Sarri, non si deve e non si può, quindi non si vuole, guardare al di là del Carpi da affrontare in casa. Un Carpi che poco ci manca e va a prendersi un punticino a Firenze, a base di Lasagna come fece a Milano con l’Inter. Guardia da non abbassare, per carità: ma vittoria serale da godersi sì, e fino in fondo, anche e soprattutto perché sbattuta in faccia a quella minoranza tutt’altro che silenziosa di sedicenti tifosi laziali non zittiti purtroppo, ma mortificati dai gol di Higuain e Callejon oltre che dalla sospensione del già celebrato Irrati Massimiliano.
Inutile nasconderlo: so’ soddisfazioni.