Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di BeIN Sports. Ecco quanto evidenziato da CalcioNapoli24.
"E' un po' complicato parlare della mia entrata nel mondo del calcio, perchè tutti quanti sono estremamente tifosi: io lo sono diventato perchè ho capito la filosofia del calcio attraverso la filosofia di vita napoletana, che è tutta particolare. Avevo sempre immaginato di unire i contenuti filmici a quelli dello sport, qual era la cosa più popolare per un italiano? Il calcio, ed il cinema americano. Nel lontano 2004, mentre stavo a Los Angeles per un film con Angelina Jolie e Jude Law, dopo la fine delle registrazioni andai a Capri...io sono cittadino onorario della città: mentre arrivai lì, aprii i giornali e vidi una cosa incredibile.
Il Calcio Napoli non esisteva più, nonostante il suo grande ambasciatore Diego Armando Maradona: mi sembrava uno scherzo della natura, mi informai con gli avvocati sui pretendenti che avrebbero potuto comprarlo. Senza sapere che l'avrebbero fatto ripartire dall'inferno delle serie minori, pensavo che saremmo ripartiti subito alla grande ma in realtà non andò così.
Mettendo 32 milioni di euro cash per un pezzo di carta, mi chiesi dove fossero stadio di proprietà e giocatori: mi dissero che la città era ferita a morte e lo stadio apparteneva al Comune che da 30 anni non faceva lavori. Mi dissero che mi avrebbero dato lo stadio solo la mattina della partita, ed i giocatori non c'erano più: dalla Federcalcio mi vennero incontro, facendomi partire dalla Serie C1. Così iniziò la mia esperienza da Hollywood ai piccoli paesini della Serie C dove mi volevano ammazzare: dovevamo chiuderci negli spogliatoi, ci sputavano in testa ed io dicevo 'bello, da Hollywood agli sputi sulla testa'. Mi richiamarono da Hollywood, e devo dire che l'amico Galliani del Milan - che conoscevo tramite Berlusconi - mi prestò due calciatori come Abate e Pozzi.
Real Madrid? Ho giocato contro il Barcellona al trofeo Gamper, e poi a Ginevra. Col Real non mi era mai capitato, secondo me nessuna squadra è imbattibile: sono le circostanze a determinare il risultato, il Napoli è cresciuto moltissimo ed è l'unica italiana in Europa da sette anni consecutivi. Devo dire che il fatturato del Napoli è forse un quarto di quello del Real Madrid, del City o del Manchester United. Al di là del fatto che poi, spesso, i proprietari di queste squadre hanno delle caratteristiche diverse.
I tifosi hanno un loro concetto, che appartiene all'antichità: "Il calcio siamo noi", che io capisco e direi al posto loro. Ma il calcio moderno non si basa più sui dieci-ventimila frequentatori assidui dello stadio. Tra i 60mila ce ne sono 20mila che vengono con costanza, ma noi abbiamo quattro milioni e mezzo di tifosi in Italia e nel mondo: lo stadio si è virtualizzato, i giovanissimi sono abituati a giocare sul web e non hanno quella capacità di resistenza per l'intera durata della partita. Vogliono vedere le sintesi ed interagire, con strumenti tecnologici adatti: il mondo del calcio e dei tifosi si sta trasformando, gli stadi di calcio concepiti come l'Allianz ed in Inghilterra non hanno più senso. Tra dieci anni avremo stadi da 10-15mila posti.
Tutte le squadre devono temere una rivale, forse il Napoli ha più fame del Real Madrid che ha vinto di tutto e di più e viene dal titolo dell'anno scorso. Se il Real Madrid dovesse perdere il titolo, anche battendo il Napoli, non sarebbe un dramma. Per il Napoli vincere sarebbe un atto eroico: ci sono certe partite che valgono più di un intero campionato, quando il Napoli gioca contro la Juventus e vince...vale tutta l'annata. Se dovessimo passare il turno con il Real Madrid, varrà tutta l'annata: non è dover pretendere di vincere la Champions League, i ragazzi saranno carichi d'entusiasmo e a me farebbe piacere anche per i tifosi. Regalare dei sogni è nel mio DNA di produttore cinematografico.
Cristiano Ronaldo ha dimostrato che fuori dal campo riusciva a motivare i suoi compagni, come accaduto nella finale dell'Europeo. E' un fuoriclasse, non averlo contro sarebbe il top del top.
La Juventus l'altro anno ci ha dato una grande possibilità per lo scudetto, erano partiti molto male. Io credo che quest'anno siamo più forti dello scorso campionato, perchè la mancanza di un giocatore come Higuain ha fatto capire all'allenatore che bisognava ritornare ad un gioco di squadra. Quel gioco di squadra per il quale è sempre stato un grandissimo creatore: la mancanza di Higuain ha fatto sì che l'allenatore dovesse fare di necessità virtù. Ha rimesso in pista tutti i giocatori, avvantaggiato anche dall'incidente occorso a Milik: magari avrebbe potuto fare l'errore di considerarlo l'ideale erede in tutto di Higuain e lavorare solo su di lui. Noi invece abbiamo bisogno di far lavorare la squadra intera.
E' inutile parlare della Juventus, che ha il fatturato più alto in Italia e si identifica con la volontà di Agnelli nel vincere a tutti i costi. In gioco è anche la sua carriera all'interno della famiglia, con ruoli in via di definizione: bisogna vedere dopo l'addio alla Juventus, cosa accadrà all'interno della società.
Higuain? Ha una famiglia straordinaria, divisa in due bilance: una più sentimentale rappresentata dal padre e dallo stesso Gonzalo, un'altra più commerciale col fratello Nicolas e la madre. Noi ci siamo incontrati col papà e con Nicolas nell'identica postazione dove firmai il primo contratto, all'aeroporto di Venezia: feci una proposta di innalzamento di uno stipendio già alto, tant'è che davanti alla mia proposta il papà e Nicolas si ritenevano sufficientemente soddisfatti. Rimandammo alle settimane successive la definizione cartacea di questa prosecuzione, il contratto non era finito perchè mancavano due anni. C'era questa clausola rescissoria di 95 milioni di euro per l'estero, e di 90 milioni per l'Italia. Le priorità in una giornata di lavoro non sono solo Gonzalo Higuain, ma altre centinaia: a più riprese io ed i miei amministratori abbiamo contattato Nicolas, che verso gennaio ha iniziato a dire 'tu non hai una squadra forte' ed era l'anno in cui ha fatto il record di gol. Gli rispondevo sempre che non avesse fiducia nel fratello, lo offendeva e Nicolas diceva che Gonzalo non voleva giocare con uno che sta facendo benissimo in azzurro. Gli dissi 'credi che il giocatore da solo faccia risultati?': sembrava che a lui interessasse avere una squadra di nomi e star, piuttosto che stare in una squadra dove dobbiamo scoprire nuovi talenti. Noi dobbiamo portare avanti dei nuovi giocatori, ad un certo punto nonostante l'offerta superiore a ciò che prende dalla Juventus...è andato in bianconero, avrà considerato l'invecchiamento ed una squadra dove sarà la prima donna in una vittoria di uno scudetto. Magari avrà pensato alla vittoria della Champions, glielo auguro dopo averlo augurato prima a me (ride, ndr).
Non voglio andare allo stadio perchè lo stadio è fatiscente? Ho detto che lo stadio è come una toilette sporchissima, dicendo un termine ancora più volgare, e non ci voglio andare perchè non mi appartiene.
Sarri? Quando l'ho scelto c'è stata la rivoluzione in città da parte dei tifosi. Quando non abbiamo fatto risultati nelle prime tre partite, Sarri mi diceva 'presidente le prime sette le perdo sempre'. Ed io gli rispondevo 'c'è bisogno che cambi modulo, ti ho scelto io'. Assieme a Giuntoli lo convincemmo ad usare il 4-3-3, gli dicevamo che il trequartista vero non c'era e che aveva un tridente offensivissimo. Con grande capacità, Sarri s'è messo a giocare così e le ha vinte una dopo l'altra. Con Maurizio c'è una forte sintonia, la diversità è che io sono napoletano mentre lui si è trasferito subito in Toscana: ho fatto tanti film con i toscani, che sono arguti ma si sentono i migliori del mondo. Sono molto solitari, non vogliono condividere con gli altri la loro nobiltà. Forse si sentono dei super-italiani ad oltranza, ma Sarri è uno stakanovista che ha in testa solo il campo. Non pensa a moglie, amici o figli: solo al calcio, per lui è una piacevole tortura.
Maradona? Ha un suo problema con il fisco italiano, che ancora secondo le mie informazioni non ha messo a posto. Se io faccio un contratto con Maradona e lo pago, allora per il fisco italiano divento perseguibile: diventerei un fuorilegge. Prima di tutto risolva il suo problema con lo stato italiano, poi quando non gli sequestreranno più orologi ed orecchini e dira 'Aurelio, io amo Napoli e sono libero'...mi piacerebbe fare tanti Napoli nel mondo, tutti guidati dalla creatività di Maradona.
Attori tra i giocatori? Io avevo scelto Higuain, ma a Capri si tuffò e si fece male. Allora ho scelto Pepe Reina, anche lui grandissimo attore. Però se dovessi fare un film sul calcio, farei la storia di Messi e prenderei Leo a raccontarla. Una storia su come lui, impossibilitato da piccolo, diventa il più grande campione del mondo. Dal suo impegno e dal suo amore per ciò che fa, è nato il suo successo".