Scrive Maurizio De Giovanni nel suo editoriale sul Corriere del Mezzogiono: Quando invece i padroni di casa hanno deciso di schiacciare sull’acceleratore hanno approfittato degli errori difensivi di prammatica e hanno realizzato il minimo sufficiente per agguantare il pieno risultato. Il risultato. L’unica cosa che conta, a quanto pare. L’unica cosa che vada negli annali, che lasci il segno. Se volete uno spettacolo, ha brutalmente chiosato Allegri in perfetto stile Juve, andate al circo. Ha ragione? Ha torto? Non lo sapremmo dire. Sta di fatto che oggi i tifosi del Napoli si riscoprono a sette punti da una Juve pochissimo disposta a perderne molti per strada, e con uno scontro diretto in meno. Non che in molti abbiamo altrimenti sperato, ai nastri di partenza; ma ci auguravamo che le cose fossero meno chiare a questo punto, così presto. Ci auguravamo di poter sognare un altro po’. La Juventus gioca male. Nel senso che, orientata alla vittoria, salta il centrocampo coi lanci lunghi di Bonucci e soci, perché tanto qualcosa quei mostri là davanti inventeranno, o gli avversari prima o poi sbaglieranno. Un motivo per cui un calciatore costa settanta, ottanta o novanta milioni e un altro sei, sette o nove ci sarà pure. La bruttezza concreta trionfa sulla bellezza astratta, soprattutto se quest’ultima è priva di una punta centrale purchessia. Il Napoli è monco. Può vincere, certo, e può anche giocare bene, ma è monco. Non ha un terminale offensivo né un tiratore da fuori, e questo riduce alla sola percussione centrale con taglio dell’esterno la possibilità di trovare il gol. Bisogna perciò aspettare che gli avversari lascino le maglie larghe, per provare a vincere. Il Napoli così è una squadra che non gioca di rimessa, ma che ha le caratteristiche per giocare di rimessa. Oggi però rientra Grabbiadini in terra turca. Dopo l’assurdo gesto di Crotone, che ha messo a rischio quella partita e ha privato gli azzurri di un’alternativa a Torino, rientra Gabbiadini. Ci si aspetta che abbia voglia di spaccare il mondo o, come dice il Pampa Sosa, di divorare l’erba del terreno di gioco. Ci si aspetta che dimostri nell’ultimo momento utile di avere amore per questa maglia e per questa tifoseria che tanto lo hanno atteso, e che proponga il talento che universalmente gli viene riconosciuto. E ci si aspetta in generale che il Napoli, che è tornato a correre e a far girare palla come ai bei tempi, ritrovi quel minimo di concretezza che serve a vincere le partite, perché ora sì che serve e perché, se il primo posto non compare più nella visuale di breve termine, il secondo sì e il passaggio agli ottavi di Champions pure. Besiktas e Lazio. Due risultati che vanno colti, magari con meno bellezza e più concretezza. Poi verrà la sosta, e ci si potranno leccare le ferite.