Spaccanapoli. Come riporta l'edizione odierna del Corriere dello Sport, spacca il San Paolo perfettamente a metà: fischi e applausi. Marek Hamsik non fa una piega, quando esce per lasciare il posto a Higuain, ma nonostante la testa e la cresta restino alte, il diluvio di fischi lo inzuppa come una bomba d’acqua: non era mai accaduto. Tutto sommato, però, l’amore del popolo azzurro nei confronti di questo ragazzo slovacco, figlio adottivo di Napoli, cede di brutto ma continua a resistere. A esistere: perché se mezzo stadio lo sommerge di fischi, il resto lo applaude e si ribella. I sondaggi, comunque, sono impietosi: il gradimento è sceso al 50 per cento. E a onor del vero, Marek ci ha messo del suo. Errori su errori, un tiro in area senza pretese nel primo tempo e un continuo vagare senza meta: la sua partita con l’Empoli è stata così. Destrutturato, smarrito: il capitano è in crisi. E di reazioni, ahilui, neanche l’ombra. Se non via web: «Le cose non hanno funzionato: la nostra prestazione non è stata proporzionale a una squadra che lotta per il terzo posto. Che peccato», ha detto attraverso il suo sito ufficiale. Già: dopo la sosta, solo rimpianti. Ecco, l’anima: un attrezzo che Hamsik dovrà lucidare e tirare fuori al volo, facendo leva su se stesso. Magari sul curriculum, concetto blando ma pur sempre pungolo dell’orgoglio: lui è il capitano del Napoli e della Slovacchia. È la bandiera che faceva gola all’Europa. Rafa, ieri, lo ha detto: «Devo recuperarlo, sa fare la differenza». Il guaio è che con questo modulo e in questa posizione, più seconda punta che uomo d’inserimenti alla Hamsik, non riesce proprio a dare segnali di brio. Di presenza. La questione tattica, insomma, è palese, ma non può essere l’unica spiegazione: in questo periodo è a terra. Capita anche ai migliori: l’importante è reagire.