La Storia è negli almanacchi, racchiusa in un settennato irripetibile, tinteggiata di pennellate d’azzurro, densa di curiosità, di statistiche: stagione ‘87-88, quando ne già fatte tante ed altrettante sta per offrirne, Sua Maestà Maradona decide di sistemare ciliegine qua e là e per sei domeniche riesce a segnare - una volta anche alla Sampdoria, per un blitz a Marassi - come se fosse un bomber, ed invece era semplicemente un marziano di quei tempi e per sempre. Secondo l'edizione di oggi del Corriere dello Sport, i paragoni sono improbabili (pardon, improponibili), né ha pretese del genere Gonzalo Higuain, a modo suo un Re o magari un piccolo principe, comunque un centravanti di quelli che sanno come si lascia il segno: l’anno scorso, venticinque reti per cominciare; e quest’anno, dopo un digiuno fastidioso ed interminabile, ha cominciato a ritrovar se stesso e non si ferma più: sette gol in cinque partite, cominciando con il Verona e passando attraverso l’Atalanta, la Roma, la Fiorentina ed il Cagliari, infilandoci dentro pure l’amarezza per il rigore sbagliato a Bergamo al 92esimo, però portandosi appresso il desiderio di eguagliare quel totem impareggiabile ch’è stato simbolo e tale rimarrà. A prescindere.