Antonio Corbo scrive nel suo editoriale per La Repubblica: Nella stessa notte il Napoli ha scoperto quello che fingeva di non sapere. Che la bellezza del suo gioco è fragile senza ricerca di spazi in profondità, che le imprese non si promettono, ma si realizzano attraverso operosa umiltà, nel silenzio dell’attesa, nel tremore che diventa coraggio, nel vivere prima l’impatto con gli occhi della mente. Basta favole, il possesso palla non garantisce la vittoria, semmai la favorisce. Si sono invece lasciati tutti insieme sedurre dalle illusioni: «Andiamo e imponiamo il nostro gioco». Si è visto, caro Napoli. Lo scontro fra De Laurentiis, Sarri e la squadra è cominciato lì. Quando Hamsik, il capitano, dichiara che a Madrid è possibile vincere, e vi riusciranno, per amore di Napoli. Quando Sarri in conferenza spiega che giocherà «con tre punte anche quattro, perché non posso snaturare il Napoli ». Facile a dire. Ad Hamsik, a Reina, a Callejon, a Sarri credono tutti, piace credere al presidente, agli stessi giocatori, ai tifosi. Ne sono convinti tutti, in un eccesso di autostima, mentre giornali e tv esaltano quelli del Real, ricordando che sono i più ricchi, i più potenti, i più forti del pianeta. Che cosa sosteneva l’ottimismo trascinante del Napoli? Vi casca anche il presidente. Che collabora allo sfacelo sommando caos a caos. Si sa che nello stesso hotel Maradona è un mito ingombrante anche quando è in pace con Rocio; che non si riempie l’aereo dei giocatori con tifosi disposti a pagare molto e disturbare poco; che non si salta l’allenamento dell’ultima sera. Errore: è utile entrare nello stadio il martedì sera, per saggiare il terreno che si scoprirà poi viscido; per scegliere i tacchetti giusti, per vincere l’emozione del Bernabeu, per consentire agli esterni di prendere i punti di riferimento (piattaforme, cartelloni, fari) e memorizzare le distanze per muoversi e passare palla anche a occhi chiusi. Ingenuità di chi non conosce il grande calcio, e crede che si possa «imporre il nostro gioco» a chiunque e ovunque, anche a chi la Champions l’ha vinta 11 volte. Il crollo psicologico è fatale. Persino il gol di vantaggio del fantastico scugnizzo Insigne ha un effetto opposto: paralizza il Napoli, come una certa musica i serpenti a sonagli. Finiti sogni e partita, esplode l’ira di De Laurentiis. Pensa: perché mi han fatto credere che avrebbero imposto il gioco al Real? Inesperto, reagisce. Accusa Sarri. Una polemica intempestiva che svanirà presto, per fortuna. Il 3-1 è rimediabile se il Napoli si concentra in francescana umiltà, se oltre al bel gioco cerca la concretezza, se rivaluterà i pregi delle ripartenze che gli diedero il 7-1 a Bologna, e se un po’ riflette sulla classifica: perché la Juve gioca peggio, molto peggio ed ha 9 punti in più?