Ha un intenso rapporto telefonico con De Laurentiis: "Il mio amico Aurelio l’ho sentito anche oggi", il presidente del Coni Giovanni Malagoà ha parlato nella Sala Siani del Mattino: "Ho voluto far svolgere le riunioni di Giunta non soltanto al Foro Italico percheà lo sport si fa anche sul territorio, che eà il punto forte del Coni. La Campania eà una regione simbolo con una popolazione significativa, prestigiose eccellenze e formidabili criticitaÃ. Quando ho programmato la Giunta a Napoli, qualcuno mi aveva anche fatto presente che il momento eà difficile".
Quale la richiesta prioritaria al sindaco de Magistris? "Eà molto semplice. Molti di questi impianti di proprietaà comunale hanno situazioni che si sono trascinate nel tempo, come lavori di ristrutturazione e di ammodernamento, o opere che riguardano l’agibilitaà e la sicurezza. Eà chiaro che si tratta di una realtaà non semplice rispetto ad altre zone, soprattutto del nord, dove c’eà un livello di impiantistica che eà molto piuà in linea con le esigenze del momento e le indispensabili prescrizioni. Dobbiamo aggredire l’argomento. Eà sempre sbagliato dare prioritaÃ. Il Coni eà azionista del Credito sportivo, che ha messo a disposizione fondi per opere al San Paolo che erano indispensabili e si faranno entro cento giorni, a partire da gennaio. Lo dico con franchezza: bisognava farlo prima. Ho parlato anche oggi con De Laurentiis, il mio amico Aurelio. Anche in buona fede, ognuno difende determinate posizioni ma nello specifico qui devono vincere l’interesse del Calcio Napoli, l’interesse della cittaà di Napoli e l’interesse dei tifosi che non devono diventare neà arbitri neà giudici in una contesa tra chi evidenzia i problemi dello stadio del Vomero e chi tiene conto di una realtaà che gioca la Champions League. In alcuni casi amministrazioni comunali che hanno colori politici differenti da quelli del governo centrale, a torto o ragione, personalizzano le situazioni e ritengono che vi sia una ingerenza, una calata dall’alto. A me non interessano la politica e il partito, ma soltanto l’attivitaà dello sport. Eà quello che dico a de Magistris e che ho detto anche al presidente del Napoli, a cui bisogna essere grati per il lavoro che porta avanti anche se capisco che il tifoso quando eà quarto vuol essere terzo e quando eà secondo vuol essere primo. Il grande evento, attraverso il governo e un contributo economico, puoà dare un’accelerazione per alcuni impianti intrappolati in logiche di politiche locali".
L’Italia ha due grandi granai calcistici, la Lombardia e la Campania. Un esempio virtuoso eà l’Atalanta dei giovani, arrivata ai primi posti. Percheà in Campania, in particolare a Napoli, questo non accade? Percheà si sono lasciati partire Di Natale, Montella, Immobile, Donnarumma? Percheà c’eà questa incapacitaà di guardare avanti? "Una premessa sulla Campania: eà l’unica regione in cui le cittaà capoluogo di provincia hanno almeno una squadra in A, in B e in Lega Pro. Non c’eà una regione con questo livello di partecipazione, complimenti. C’eà poi da fare una riflessione sulle gestioni. Noi siamo funzionari pubblici e le societaà sono gestite da soggetti privati. Detto questo, se fossi io a capo di una societaà sportiva, cercherei - non solo in Campania, dove c’eà un bacino formidabile - il piuà possibile di coltivare l’orto di casa mia, soprattutto se la terra eà buona e puoà dare validi giocatori nell’ottica della sostenibilitaà economica. Due o tre milioni investiti all’anno nell’attivitaà giovanile, se ben gestiti, sono il piuà grande elemento di capitalizzazione patrimoniale che si puoà fare. Si tratta di un’operazione culturale ma anche infrastrutturale. Il primo investimento dell’Atalanta eà stato nel centro sportivo di Zingonia, dove un giovane frequenta un ambiente in prospettiva professionistico".
Funerali di Ciro Esposito? "Mi auguro che finisca il prossimo possibile questo stato di cose ma non dipende da me. A Roma c’eà giaà il tema delle barriere che eÃ, scusate il gioco di parole, una barriera: da una parte le due societaà sportive e dall’altra le forze pubbliche devono garantire sicurezza e ordine. Noi non possiamo che rispettare le indicazioni di Prefettura e Questura. Come si potrebbe fare un ragionamento del genere su una tifoseria considerata “a rischio”? Cosià non si va da nessuna parte ed eà una delle componenti che non fa crescere il mondo del calcio".