Benitez invocava consenso e pazienza; auspicava equilibrio ed obiettività di giudizi mentre si lasciava scivolare addosso le accuse più impensabili, «inadeguato per il calcio italiano», «bravissima persona ma l’allenatore è un altro mestiere», «integralista fino all’autolesionismo», «troppo accomodante» ed altre ancora - come ricorda l'edizione odierna del Corriere dello Sport. Accuse sparate a raffica da ogni angolo e da ex addetti ai lavori, peraltro senza curiculum rispettabili. Ma Benitez non ha mai dato peso a quanto veniva detto all’esterno, se non dispiaciuto che parte della tifoseria continuava a dare credito a certi personaggi, sfiduciando il lavoro che veniva svolto quotidiniamente a Castelvolturno. Andava avanti per la propria strada, mostrando una coerenza d’acciaio. Modulo di gioco sempre lo stesso ma con piccole variazioni che molti volutamente si rifiutavano di cogliere. Turn over insistito in Europa League per consentire a tutti di raggiungere il top della condizione. Fiducia incondizionata al gruppo da lui forgiato ed in particolar modo ai nuovi arrivati accolti con diffidenza già prima di mettere piede a Napoli. [...] Si è sentito accusare per due volte quando è tornato a Liverpool da sua moglie e dalle sue due figlie. Lì ha perso le staffe, proprio lui che vive dove lavora e che a Castelvolturno dedica tutto il suo tempo alla crescita del progetto-Napoli. Si è meravigliato del provincialismo di parte della critica. Adesso Benitez riparte, con otto risultati utili consecutivi. A prescindere dalle che «stupidaggini» diranno.