Antonella Leardi continua - se possibile in maniera più incisiva - la sua battaglia. Gli striscioni dell’Olimpico che a caldo le avevano tolto forza fisica e anche mentale, ora diventano un motivo in più per predicare pace, chiedere giustizia per suo figlio Ciro.
E, allora, mentre la giustizia federale farà il suo corso - il presidente della Figc Carlo Tavecchio già domenica aveva sollecitato l’apertura di un’inchiesta e lo striscione era finito sotto la lente del giudice federale che oggi potrebbe già decidere sulla sanzione - la donna bionda, minuta e non più fragile, ha trascorso la sua Pasqua in strada. Sul lungomare di Napoli, per la precisione. Un flash mob durante la giornata internazionale per la pace voluta dall’Onu e organizzata dall’associazione monegasca Peace and Sport. Gli olimpionici napoletani accanto ad Antonella per la sua battaglia di legalità , stigmatizzando gli insulti ricevuti a Roma sabato scorso da parte dei tifosi della curva Sud.
Offese gravi di fronte alle quali la famiglia Esposito, attraverso l’avvocato Angelo Pisani, chiede il risarcimento dei danni di immagine alla Roma. L’avvocato Pisani ha chiesto altresì l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, affinchè riceva la signora Leardi. Scrive Pisani: «L’Olimpico è uno stadio di massima insicurezza, dove si uccide e si offende nella massima impunità e con l’indifferenza delle istituzioni. Occorre una punizione esemplare per la Roma Calcio e i suoi tifosi». Antonella Leardi, dunque, chiede i danni e, ieri sera durante la trasmissione sportiva Tiki Taka, ha annunciato che devolverà l’eventuale risarcimento agli ospedali Gemelli di Roma e Pausilipon di Napoli. «Bambini che soffrono - ha detto - e che hanno bisogno di nuove attrezzature per la cura e per la degenza». La Roma calcio, dopo i fatti di sabato, aveva dato solidarietà alla famiglia Esposito attraverso le parole del presidente James Pallotta: «Ogni vita persa per una partita è una sconfitta, l’enorme dolore che ne consegue merita il massimo rispetto e richiede l’impegno di tutti perché non si rinnovi, neanche in forma verbale, sugli spalti» . Dal presidente della Figc a quello della Roma, dal Viminale al legale della Famiglia Esposito, passando per i sindaci delle due città fino alle voci della politica e del pallone, le scritte ignominiose che hanno fatto da triste cornice al derby del Sud hanno sollevato un’unanime condanna, mentre la questura di Roma sta lavorando per dare un nome ai protagonisti dell’ episodio. «I tifosi romanisti che allo stadio Olimpico durante la gara col Napoli hanno esposto striscioni offensivi verso la mamma di Ciro Esposito rappresentano quanto di più becero e negativo del tifo da curva - è l’analisi da parte del Viminale - ma serve impegno reale per la segmentazione della curva prevista un anno fa dalla task force di Alfano».
Fonti del ministero dell’Interno hanno spiegato come i controlli non sempre sono la soluzione migliore. «Gli striscioni sono spesso di carta molto sottile, vengono tagliati e piegati, a due lettere per volta, e poi una volta dentro lo stadio, incollati con il nastro adesivo. Difficilissimo scoprirli. Quanto accaduto sabato è intollerabile. Servono risposte decise non riconducibili solo alla repressione ma soprattutto al lavoro di isolamento di violenti ed incivili ed alla netta rescissione di ogni rapporto con loro».