Il signore delle Coppe (Champions League, ne ha vinte tre come il mito del calcio inglese Bob Paisley) aveva un idolo conosciuto solo dalle sue parti, nella Bassa emiliana. «Un numero dieci con una tecnica da sballo, molto lento». Eugenio Ghiozzi, classe 55, quattro anni in più di Carlo Ancelotti, da pochi giorni nuovo allenatore del Napoli. Ghiozzi, cioè Gene Gnocchi, che interruppe le carriere di calciatore e avvocato per seguire la vocazione artistica anche se l'amore per il pallone è rimasto intatto. Questa passione di Carletto, originario di Reggiolo, è rivelata dal giornalista e scrittore napoletano Franco Esposito nel libro «Arrivano i nostri», in cui racconta le storie degli allenatori italiani che hanno vinto all'estero. Ancelotti ha allenato i più grandi club al mondo e ha vinto tutto. Torna in Italia dopo nove anni per guidare una squadra che la Vittoria l'ha assaporata, precedendo per 24 settimane la Juve al primo posto in classifica. Carletto ha diretto tanti campioni - nel bel Napoli di Sarri non ce ne sono stati di quel livello - e ha conosciuto tanti presidenti, da Berlusconi a Hoeness. Il rapporto con De Laurentiis è cominciato con un immediato accordo per un contratto lungo e ricco, il più oneroso concesso dal presidente a un suo tesserato.
Come riporta Il Mattino: "Esposito fa una rivelazione su Carlo Erminio Ancelotti, figlio di Giuseppe e Cecilia, casa e fattoria in via Valliccella a Reggiolo, appunto nella Bassa, «dove vivevo da Dio». Quello che sarebbe diventato un'icona da calciatore e da allenatore per i tifosi del Milan era fan dell'Inter, in particolare di Boninsegna. E una volta indossò pure la maglia nerazzurra, estate del 78, in una partita-provino contro l'Herta Berlino. Il tecnico Bersellini e il preparatore Onesti seguivano rigidi metodi di allenamento. «Una tortura, condita da ammonimenti quotidiani: se resti, dovremo stabilire una dieta per te. Pregavo che mi scartassero, mi è andata bene». E poi l'ironico ricordo dell'unica espulsione ricevuta da allenatore, quella nell'ultima giornata del campionato 1999-2000, quando la Juve di Ancelotti si fermò nel pantano di Perugia dando il via libera per lo scudetto alla Lazio. Lo allontanò Collina, il migliore arbitro d'Italia, adesso potente designatore dell'Uefa contestato con vigore da De Laurentiis tre anni fa e da Agnelli nello scorso aprile, dopo le eliminazioni da Europa League e Champions. «Mi fa: vai fuori, sei espulso, ho capito dal labiale che mi davi del coglione. Mica vero: l'ho solo pensato»".