1392 minuti dopo: il Napoli ritrova finalmente il gol di Marek Hamsik, che in campionato mancava dalla prima giornata. Era il 23 agosto e la squadra di Sarri, al suo esordio stagionale, cominciava la stagione con un deludente 2-1 al Mapei Stadium, contro il Sassuolo. Da settembre in poi, tutto un altro Napoli. 56 gol fatti, solo 15 subiti: cifre impressionanti, mai viste, che testimoniano il potenziale offensivo della squadra. Tante reti, dunque, che però arrivano quasi esclusivamente dall’attacco. Si sente, a volte, la mancanza di Hamsik dal punto di vista realizzativo, per quanto abbia ritrovato una continuità di rendimento mai avuta. Lo slovacco, infatti, ha sempre fatto notizia quando non ha chiuso la stagione in doppia cifra e, adesso che siamo a fine 2015, è arrivato solo a quota tre, contando anche una rete in Europa League. Così, già contro il Verona, lo scorso giovedì in occasione degli ottavi di finale di Coppa Italia, il capitano del Napoli aveva provato a sbloccarsi, calciando un rigore procurato da Mertens. Il tiro si è fermato sul palo, rinviando di qualche giorno ancora il ritorno al gol. Che è arrivato ieri, ancora dagli undici metri: era il primo rigore assegnato al Napoli in campionato. Ma con tanto spavento, con la palla che batte sotto la traversa, cade oltre la linea di porta e poi esce fuori. Con la “Goal Line Technology” non ci sono dubbi: la palla è dentro, come segnala il dispositivo sul polso del direttore di gara, e Hamsik rompe il digiuno. Il centrocampista aveva un forte bisogno di segnare, tanto da togliere (figuratamente) la palla dalle mani di Higuain, il rigorista della squadra nelle passate stagioni. Nel finale di gara, si ripete quanto già visto in Coppa Italia: Mertens si procura un rigore, Hamsik lo calcia e lo sbaglia, stavolta tirandolo alto sopra la traversa di Bassi. Calciato senza troppa convinzione, lo slovacco sciupa così l’occasione di siglare la sua personalissima doppietta. Scatenando l’ira di Sarri, indispettito dall’atteggiamento del giocatore, piuttosto dall’errore in sé. Un aspetto, questo, su cui l’allenatore dovrà sicuramente lavorare ancora.