L'anno scorso si presentò in punta di piedi, oscurato dall'arrivo mediaticamente più forte di Manolo Gabbiadini dalla Sampdoria. Eppure Ivan Strinic non è mai venuto meno ai compiti che prima Rafa Benitez e poi Maurizio Sarri gli hanno chiesto di svolgere in campo: "Per me questa rappresenta una grande sfida" raccontava Strinic a Slobodna Dalmacja il 27 dicembre 2014, annunciando di fatto il suo passaggio al Napoli a costo zero, in scadenza di contratto, dal Dnipro.
Il primo impatto non fu dei peggiori, anzi: a partire dal primo allenamento davanti ad un San Paolo gremito il 2 gennaio di tifosi che invitavano la squadra, con modi diretti e precisi, ad vincere subito in campionato dopo la magica Supercoppa di Doha. Non lo chiese esplicitamente Rafa Benitez (che propose anche il nome di Alì Adnan), ma lo spagnolo non pose il veto ad una operazione chiusa dall'allora direttore sportivo Riccardo Bigon. Operazione vantaggiosa dal punto di vista economico, in caso di futura vendita, visti gli zero euro spesi per il cartellino: "Napoli è un salto di qualità per me, perché qui c’è programmazione. Né Higuain né gli altri si comportano come delle stelle, nello spogliatoio c’è grande armonia fra tutti" raccontava un emozionato Strinic a Jutarnji il 6 gennaio.
Solido terzino difensivo con Benitez, che lo schierò con una certa continuità, Strinic si adattò subito alla realtà partenopea: gli piacque molto, fin da subito, l'ambiente di Castel Volturno e prese casa nei dintorni del centro sportivo all'interno del quale, il 9 gennaio, dichiarò durenta la sua presentazione: "Conoscevo già Napoli, da piccolino seguivo il calcio italiano ed arrivare qui è come se si avverasse un desiderio. Posso dire che questo è il passo più importante della mia carriera". Undici presenze in mezza stagione, all'interno di una squadra sfaldatasi tra la mancanza sanguinosa di leader all'interno di uno spogliatoio ed un allenatore ostinato ed attaccato, purtroppo, ad una idea di gioco poco malleabile.
Con Maurizio Sarri le cose sembravano poter continuare su questa falsariga. Sembravano. L'infortunio muscolare che gli ha fatto saltare mezzo ritiro estivo a Dimaro, unito all'altissima considerazione che l'allenatore azzurro ha per Faouzi Ghoulam, il suo concorrente diretto nel ruolo, ha fatto sì che per Strinic ci fossero soltanto le briciole a livello di utilizzo. Certo, ha giocato in Europa League e non ha fatto malissimo (contro avversari di basso valore, tuttavia). Ha giocato anche in Coppa Italia, contro un Verona imbottito di giovani. In campionato, zero. Zero presenze, zero minuti. Diciassette panchine consecutive, nemmeno qualche minuto a partita già conclusa. Il 5 novembre, dopo Napoli-Midtjylland, Sarri dichiarava in conferenza stampa "Strinic? O sono un demente perchè non l'ho fatto giocare o ho aspettato solo il momento giusto per schierarlo". Dopo due mesi e mezzo, il momento giusto sembrava essere arrivato.
Il futuro di Ivan Strinic in azzurro è davvero così sicuro? Il giocatore, francamente, ha dimostrato di poter dire la sua in questo Napoli. Non ha mai fatto grandissimi errori, magari non eccelle tecnicamente ma è un ragazzo intelligente che si fa valere quando viene chiamato in causa. Eppure la possibilità di poter far segnare una plusvalenza netta a bilancio è qualcosa da non sottovalutare: qualche giorno fa Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, abbozzò un'idea di scambio con Vasco Regini. Un'idea che a Tonci Martic, agente del calciatore, farebbe quasi quasi piacere: "Si sente un giocatore che merita di più, non è contento di prendere dei soldi per starsene in panchina. Ho già proposto al Napoli di mandarlo in prestito, magari con uno scambio: Ivan mi ha chiamato dicendomi che questa è una situazione che non può vivere ancora a lungo tempo. Non è felice e il club ne è consapevole, tuttavia non ha mai creato un problema nello spogliatoio".
Un anno fa Ivan Strinic firmava il suo contratto con il Napoli, 365 giorni dopo non è detto che possa continuare la sua avventura in azzurro: Cristiano Giuntoli dovrebbe pensare al suo sostituto, aggiungendo un terzo acquisto oltre al centrocampista centrale e al difensore in caso di addio, quasi certo, di Henrique. Ma l'idea di poter cedere un calciatore acquistato a zero in un'era dove i bilanci, specialmente quelli del Napoli, contano quasi quanto i risultati...l'idea di un sacrificio, nemmeno tanto a cuor leggero, non è comunque da escludere. Vedremo cosa ci riserverà questo 2016, insomma...
RIPRODUZIONE RISERVATA