Davide Possanzini quest’anno a Mantova ha dimostrato di poter guidare una prima squadra per un’intera stagione dandogli un gioco ed un’identità che in Lega Pro è difficile sempre da ritrovare. Il primo assaggio da allenatore, lo ebbe lo scorso anno a Brescia dove durò poche settimane. Cellino lo promosse dalla Primavera alla prima squadra ma, nell’intervallo del match contro il Benevento, entrò negli spogliatoi attaccando Possanzini ed il suo gioco dal basso ritenuto inutile. Un affronto di non poco conto che costrinse ‘Re Davide’, soprannome che gli diedero i tifosi del Brescia quando era calciatore, a rassegnare le dimissioni.
Possanzini, amico e storico collaboratore di De Zerbi in questi anni, non può che sposare quella filosofia di gioco. Parte dal 4-3-3, ma cambia atteggiamento a gara in corso a seconda dell’avversario e dal modo in cui decide di occupare il campo in zona palla. Unica cosa che pretende dai suoi calciatori è il divieto assoluto del lancio lungo direttamente sugli attaccanti. Parafrasando Arrigo Sacchi, in uno dei suoi primi allenamenti al Milan, è come se ad ogni lancio dalla difesa i suoi ragazzi gli dessero un dispiacere enorme.
Sulla sua idea di gioco, Possanzini ha dichiarato: “La mia idea di calcio nasce in giardino. Nasce dal fatto che noi giocavamo sempre per strada, in mezzo al giardino. C’era un balcone al primo piano e ogni volta che la alzavamo, la palla andava nel balcone e non giocavamo più, perché arrivava un signore e puntualmente ce la bucava. Quindi con me si gioca la palla a terra, nasce da lì la mia idea”.
Chi guarda oggi il Mantova sostiene di avere davanti un piccolo Manchester City di Lega Pro. Il suo gioco di posizioni ha mandato in tilt tutti esaltando un collettivo costruito in pochi mesi. Infatti il club era retrocesso in D con Setti che aveva mollato tutto. Successivamente, c’è stata la riammissione in Lega Pro con il direttore sportivo Botturi che in poche settimane puntò su Possanzini costruendo una squadra praticamente a costo zero che ora andrà in B.
Andando a guardare un po’ la carriera da calciatore di Possanzini c’è un anello di congiunzione con Giovanni Manna, futuro direttore sportivo del Napoli. Entrambi hanno avuto un passato nel Lugano seppur in periodi diversi. Possanzini ci giocò nel 2011 mentre Manna, qualche anno dopo, iniziò da lì praticamente la propria carriera professionale.
Possanzini può essere allenatore da Napoli? Le idee non gli mancano, sono anche interessanti per carità. Sarebbe però una scommessa a tutti gli effetti. Non sappiamo se De Laurentiis, dopo quanto combinato quest’anno con tre allenatori, voglia fare un altro azzardo affidandosi ad un profilo giovane alla sua prima vera esperienza da primo allenatore. Chissà come reagirebbe la piazza davanti ad un profilo, per chi non mastica calcio, sconosciuto e dunque sinonimo di ridimensionamento (termine che ha portato sempre bene al Napoli). Vedremo se De Laurentiis rigiocherà d’azzardo oppure andrà su un tecnico più d’impatto.
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