Buona la prima. Considerando soprattutto umori e prospettive, buonissima. Subito un segnale forte al campionato e un messaggio immedito a chi, travolto dal pessimismo o dalla delusione di un mercato senza botti, si era spinto davvero troppo oltre. Così tra sentenze profetiche e pronostici da Europa League, il Napoli sbanca un Olimpico deludendo chi già aspettava il primo passo falso.
Un avvio a rilento e un goal imbarazzante di beniteziana memoria in realtà aveva fatto anche temere il peggio, poi lo scossone. Il ribaltone. E da un Napoli concentrato solo a contenere ma in difficoltà nel trovare le giuste trame offensive, ne viene fuori una squadra dinamica e convinta. Una grande reazione, col gruppo bravo a non perdere la testa e a non sprofondare nelle ansie tra il calderone dell'Olimpico e un'avversaria estremamente organizzata. Un tale exploit e una certa autorevolezza che a un certo punto ha quasi fatto sembrare più la Lazio che il Napoli una squadra 'nuova' e in attesa di un reale assemblaggio.
E' stata senza dubbi la vittoria di Ancelotti, il primo successo azzurro di un uomo strordinaramente umile e intelligente. Il Prometeo sceso tra gli umani pronto a offrire saggezza e conoscenza a chi ancora non conosce il fuoco e le vette dell'Olimpo calcistico. Eppure, dall'alto della sua mestosità, un uomo saggio e meravigliosamente rispettoso. Nessuna superbia, nessuna mania da protagonista nonostante i 20 titoli in bacheca tra cui addirittura tre Champions League. Piuttosto, ha deciso di ripartire dalla base di un comune mortale senza stravolgere filosofia e DNA dell’organico. Un'evoluzione, non un stroncamento. Tant'è che ieri ha serenamente lanciato 9/11 del suo precedessore, senza soffrire la sua ombra o dicerie eventuali. Così va in scena un Napoli concreto con sprazzi ancolettiani ma anche con la solita virtù del palleggio e del possesso palla. Un mix, un'ibridazione per quanto possibile.
E se il buon giorno si vede dal mattino, buona la prima. Un'alzata di sopracciglio per spazzare via dubbi e remore. Poi resta il vecchio discorso: due colpi di spessore avrebbero alzato notevolmente le possibilità di scudetto senza dipendere troppo dalla Dea bendata, ma questo non significa che senza sarà un disastro. Tra arrivi, permanenze e giocatori rivitalizzati, nel caso specifico il Napoli ne è uscito comunque rinforzato (poi bisogna tener conto delle rivali, ovviamente). Peccato per la mancata ciliegina sulla torta, ma per l'accesso in Champions League - reale obiettivo di De Laurentiis - va già bene così.
di Pasquale Edivaldo Cacciola
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