La metamorfosi del Napoli ha un simbolo. Sarebbe troppo facile citare Lukaku, McTominay o Buongiorno i quali, per carità, stanno dando un grande contributo in questa fase della stagione. Il belga, seppur non ancora al top, segna e fa segnare i compagni di squadra. L’ex centrocampista del Manchester United è stato l’uomo della svolta tattica mentre il difensore ha dato solidità ad un reparto da rigenerare. C’è però un calciatore che non viene mai citato abbastanza in queste gare. Lo vedi giocare da ala, poi da centrocampista ed infine da esterno a tutta fascia.
Matteo Politano incarna in pieno il dna di Antonio Conte. A 31 anni lo vedi praticamente in tutte le zone del campo. Non è roba da tutti. Di solito, a quella età, chi ha sempre giocato in un ruolo offensivo difficilmente te lo ritrovi a fare certe robe anche in fase di non possesso. Il classe 1993 sta dimostrando grande abnegazione nell’interpretazione del ruolo. Con il Como ha giocato praticamente da laterale destro di un 5-3-2. Quando Di Lorenzo stringeva molto al centro, Politano si abbassava molto componendo la linea a cinque. Alcuni suoi strappi sono stati accompagnati anche dagli applausi del Maradona che sta vedendo una nuova versione di Matteo.
Il lavoro del 21 bisognerebbe selezionarlo e spedirlo a chi pensa che, dopo una certa età, i calciatori non possono mutare l’interpretazione del ruolo. Politano, probabilmente anche per la presenza in rosa di David Neres, ha voluto perfezionare il suo bagaglio calcistico diventando una pedina preziosa per Conte, ma anche per tutta la squadra. Si sa, nel calcio ruba sempre l’occhio chi segna. C’è però chi fa legna, mette a disposizione polmoni sacrificando anche quelle che sono le sue qualità tecniche. La metamorfosi di Politano è sinonimo di grande intelligenza. Alla sua età si è quasi sempre restii a scomodarsi dalle certezze di un ruolo. Lui, invece, non ha avuto paura. Ha accettato con grande umiltà le disposizioni senza chiudersi nella sua personale comfort zone. Da una vita da mediano a una vita da Politano il passo è breve. Giusto citare chi segna, ma non dimentichiamoci di chi sta vestendo con grande umiltà i panni di gregario.
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