La frase di Conte alla panchina, il misunderstanding e quel proverbio napoletano

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Antonio Conte - Foto SSC NapoliAntonio Conte - Foto SSC Napoli

Ieri una frase di Conte alla panchina ha fatto il giro del web.

Siamo duri a morire. Lo ha detto Antonio Conte nel post gara di ieri contro la Lazio. Una frase che, volendo fare un po’ d’ironia, trasforma sia lui che il suo vice Cristian Stellini in Bruce Willis e Samuel Jackson proprio nel film Die Hard del 1995. C’è chi parla di crisi e chi prova ad accostare qualsiasi frase di Conte ad un presunto attacco nei confronti della dirigenza che non gli ha messo a disposizione dei rinforzi nell’ultima sessione di calciomercato. Ma fino a quando saremo costretti a sentire questa sorta di litania? Il Napoli sarà questo fino al 30 giugno. Piangersi addosso, ad ogni non vittoria tirando fuori i soliti fantasmi, non è un bene per il famoso percorso di cui ha sempre parlato lo stesso allenatore in tempi non sospetti. Tradotto: siamo questi, piaccia oppure no. Si va avanti senza paura.

Non è un caso se Conte sta elogiando la squadra in questa fase. Prima, quando il mare era calmo e si vinceva, il comandante difficilmente faceva complimenti al proprio equipaggio. Vero, tre pareggi possono far storcere il naso ma non bisogna mai dimenticarsi da dove si viene e cosa si è fatto. Questo gruppo sta andando oltre i propri umani limiti e bisogna solo applaudirli. C’è da stringere i denti.

Anche ieri è andata in scena l’ennesima strumentalizzazione su un virgolettato di Conte in panchina nei minuti finali. La frase della ‘discordia’ è stata: “E chi metto ora?”. Un assist servito su un piatto d’argento a chi non vede l’ora di scrivere di presunte crepe nel rapporto tra il tecnico e De Laurentiis. E allora? Bisognerebbe contestualizzare quella frase senza fare dietrologie. Quando Conte la dice, non è per lanciare un attacco o altro. La dice perché nessuno in panchina ha mai giocato come quinto a sinistra. Basta guardare lo storico di chi ieri era seduto insieme allo staff in panca per capire che quello di Conte non era una frase al vetriolo ma dettata proprio dalla mancanza di calciatori in grado di tenere botta in quella zona di campo.

A prescindere da cosa farà l’Inter questa sera, il Napoli deve proseguire nel suo percorso. Possibilmente con paraocchi ed ascoltando le critiche costruttive. La squadra sta dando tutto quello che ha. Gli uomini forti si esaltano nelle difficoltà. Prendendo spunto dallo stesso Conte che ha utilizzato la metafora della barca in mare aperto si potrebbe utilizzare un famoso proverbio napoletano utilizzato in ambito marinaresco e non solo: “Quann’ ‘o mare è calmo, ogni st**** è marenaro”.

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