La bara, il 71 e "lo step più avanti": non è mai tardi per chiedersi scusa

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La bara, il 71 e lo step più avanti: non è mai tardi per chiedersi scusa

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Ci sono voluti anni, ma in tutto questo tempo Fabio Quagliarella ha dovuto mandare giù bocconi amari per via di quei tifosi napoletani che l'hanno insultato per il suo passaggio alla Juve nell'estate del 2010. Dallo striscione con il "71" alla bara fuori casa sua nel quartiere Annunziatella a Castellammare di Stabia e tanto altro ancora. Quagliarella ne ha dovute passare davvero di tutti i colori in questi anni. Nel mirino dei tifosi, ignari di quello che c'era dietro, c'è il tradimento di Fabio che andò a Torino. Quella dell'attaccante stabiese fu una scelta difficile, ma ponderata: fu ceduto ai russi del Rubin Kazan a sua insaputa, ma a 26 anni non ci sarebbe mai andato in quel campionato anonimo. L'unica squadra italiana a volerlo fu la Juve e Fabio, pur di non restare a Napoli per i problemi che adesso sono noti a tutti, accettò il trasferimento. Torino è una città che lui conosce bene perchè da piccolo lasciò Castellammare per andare a giocare nel Toro. Quagliarella scelse anche di restare in Serie A per non perdere la nazionale dopo che aveva chiuso un Mondiale da protagonista con una doppietta spettacolare contro la Slovacchia. De Laurentiis inizialmente venne incontro a Quagliarella proponendogli di restare a Castel Volturno con la sua fidanzata per evitargli stress, ma poi nel dubbio l'ha scaricato.

L'unica colpa che possiamo dare a Quagliarella, oltre quella di aver scelto la Vecchia Signora a fronte di alternative straniere, è quella frase nella conferenza stampa di presentazione alla Juve dove disse che era in un club con uno step più avanti del Napoli. Questa frase con il senno del poi si sarebbe potuta evitare anche se in quel momento la rabbia, lo stress per quello che stava subendo gli hanno giocato brutti scherzi. Forse poteva chiarire la vicenda, anche se lo stesso attaccante ha ribadito ieri che era impossibilitato in quanto c'erano in corso le indagini.  Per il resto il suo amore verso il Napoli e Napoli non è mai mutato tanto che non esultò allo Juventus Stadium quando fece gol contro gli azzurri. Un gesto che non fu gradito ai tifosi bianconeri così come quando realizzò l'anno scorso il rigore per il Toro chiedendo scusa alla tifoseria partenopea. C'è chi non ha dimenticato la gomitata ad Aronica in Juve-Napoli di Coppa Italia, ma quella reazione fu dettata dall'azione di gioco e non c'era nulla di premeditato.

Ciò che ha subito Quagliarella è stato davvero un incubo, un qualcosa che difficilmente può andare via dalla mente. Con la condanna dello stalker, potrebbero arrivare anche le scuse di tutta la tifoseria partenopea. Sarebbe un gesto meraviglioso che darebbe un calcio ad un certo provincialismo che spesso attanaglia il popolo azzurro quando un giocatore va via. Fabio ha fatto non uno, ma due passi indietro verso i napoletani. Basterebbe il terzo sulla scelta Juve e le scuse di un intero ambiente per trasformare uno storico tradimento in enorme e doloroso malinteso.

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