Sul turnover non ci sarà mai chi avrà ragione o torto in assoluto. Nel calcio non esiste la controprova perché se vinci cambiandone tanti sei un fenomeno viceversa ti espone a grandi critiche. Stesso discorso vale poi sulla Coppa Italia: chi esce la definisce coppetta mentre chi arriva in finale, salvo fallimenti di obiettivi stagionali più importanti, la fa passare come il trofeo più importante di sempre. Probabilmente il piano gara di Conte era totalmente diverso. Pensava di restare in gara con i calciatori oggetto di verifica per poi inserire l’artiglieria pesante a gara in corso per passare il turno.
La sensazione è che l’allenatore del Napoli abbia voluto mandare una sorta di messaggio alla nazione. Conte non aveva bisogno del match di ieri per capire su chi può fare affidamento in caso di necessità. Vede i calciatori quotidianamente, vive lo spogliatoio, osserva gli allenamenti e sicuramente ha una visione più veritiera rispetto a chi sta all’esterno. Le scelte di ieri sono sembrate un messaggio come a dire: avete visto che non vi dico stupidaggini quando sostengo che il Napoli ha il cartello lavori in corso?
Un messaggio significativo anche nei confronti di tutto l’ambiente che chiede subito di vincere quando si è utilizzato il termine rifondazione. Certo, perdere non è mai piacevole ma si è trattato di un rischio calcolato. L’organico non poteva essere completo al pronti via, lo stesso Conte ne era a conoscenza. Va detto che l’allenatore è stato accontentato in ogni sua richiesta. La società non si è tirata indietro dimostrandogli totale fiducia. A gennaio si farà qualcosa? Non è da escludere.
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