Un sorriso sempre stampato sul volto, nonostante tutto. Perché Leonardo Pavoletti è così: sereno, genuino, solare. Nel fondo del suo cuore, però, non può non esserci spazio anche per un pizzico di delusione. Non potrebbe essere altrimenti, è umano. Come ieri, ad esempio. Solo 12 minuti di gara in un San Paolo in festa, tra l'altro proprio per permettere la standing-ovation a chi il posto gliel'ha soffiato. La fotografia di un 2017 incolore, con un inedito ruolo da comparsa. Eppure, quando il 29 dicembre effettuava le visite mediche con grande allegria, le aspettative erano tutt'altre. Doveva essere lui, in realtà, il grande bomber di questa squadra magica. Toccava a lui essere il "salvatore" di una città in preda a una crisi di panico dopo l'infortunio di Arkadiusz Milik, che intanto spazzava via il fantasma di Higuain a una velocità impressionante. Invece la storia è andata diversamente, con appena 291 minuti in totale e due sole partite da titolare.
Eppure, analizzando, nessuno ha delle gravi colpe particolari. Non ne ha di certo la società, che ha investito e anche tanto non potendo prevedere l'exploit di Mertens e il rapido recupero dell'ariete polacco. Nulla si può rimproverare a Sarri, che ha creato una macchina perfetta e che necessitava sempre più di ampie garanzie strada facendo. E in fondo, non ha tantissime colpe nemmeno lo stesso giocatore al quale al massimo gli si può recriminare solo un mancato carpe diem. Perché tra Spezia e Chievo, l'attaccante ha sbagliato due semplici occasioni che forse potevano cambiare la sua storia in azzurro. I bivi della vita, quelli che spesso te la cambiano per sempre. Questione di attimi, di centimetri. Invece il Pavoloso è stato travolto dalle circostanze: un infortunio che ha rallentato la sua condizione più del previsto, un Mertens sempre più devastante e una squadra non abituata a giocare in un certo modo. A quel punto, con le premesse citate, il treno viaggiava a una velocità troppo elevata per saltarci su tutto d'un tratto.
Adesso, c'è un intero scenario da rivedere. La permanenza di Mertens, infatti, cambia le carte in tavola. Ora le prime punte sono tre, perché sarebbe da folli dirottare di nuovamente il belga sulla sinistra. Pur dividendo la torta tra le varie competizioni, alla fine si finirebbe nel non accontentare nessuno. Il quesito, quindi, è grande: che farne di Leonardo Pavoletti?
Decidere, e anche in fretta. Di certo un intero ritiro con Sarri permetterebbe di plasmarlo al meglio e avere un'altra carta importante per la prossima stagione, ma vanno inevitabilmente considerate anche le controindicazioni del caso. In città e nel gruppo si è adattato alla grande, il problema riguarda appena il campo. Considerando però le energie giustamente investite per la permanenza di Mertens e le garanzie che chiede Milik, un clamoroso divorzio lampo non è affatto da escludere. Chiudere il campionato, per poi risolvere la questione con un sano faccia a facca per il bene di tutti. Perché la questione è fondamentale, in ballo ci sono 18 milioni di investimento e l'equilibrio dello spogliatoio. E l'anno prossimo può essere quello giusto...
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